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giovedì 17 giugno 2010

LE RADICI CREANO I FRUTTI: APPROFONDIMENTO SULLA POSTURA

Pensate ad un albero, al più bello che abbiate mai visto, con i frutti più colorati e più gustosi che abbiate mai assaporato. Bene…. Ora ditemi: - Chi o che cosa rende quei frutti cosi magnifici? I suoi rami? I suoi frutti? O forse le sue radici?! Allo stesso modo pensate al vostro corpo o alla vostra vita in generale. C’è qualche parte di voi o di essa che non vi piace, che vorreste cambiare o addirittura buttar via? Cosa crea questa bruttezza nel vostro corpo o nella vostra vita? A questa domanda la maggior parte risponderebbe: - Gli altri, i problemi, le circostanze esterne etc.. Avete mai pensato di essere voi nel vostro intimo il problema e il creatore di tutto ciò? Non avete mai pensato di scavare sotto terra e rafforzare le vostre radici per ottenere dei frutti (risultati) migliori? Una cosa molto importante da capire è che non viviamo su un unico piano dell’esistenza, cioè quello fisico (visibile, sperimentabile), ma viviamo allo stesso tempo in altri tre mondi : mentale, emozionale e spirituale (tutto ciò che non riusciamo a vedere). Per di più questi tre regni invisibili sono di gran lunga più potenti di qualsiasi cosa riusciamo a vedere. Inoltre ciò che la maggior parte delle persone fatica a comprendere è che il regno fisico è solo ed esclusivamente il risultato preciso (frutto) degli altri tre (radici). Detto questo si può facilmente capire che tutta la nostra vita è un risultato, la salute è un risultato, la malattia è un risultato, il vostro aspetto fisico è un risultato e quindi, guarda caso, anche la vostra postura è un risultato! Non si può pensare di avere una colonna vertebrale dritta in asse se durante la giornata assumiamo di continuo posizione scomode per ore, o se in casa si respirano tensioni, o ancora se ci facciamo carico dei problemi di tutti, o ci nutriamo con i primi cibi in scatola perché sono gustosi. Ricordate quanto detto nell’articolo precedente sulla postura, ovvero che è il risultato del nostro vissuto? Ebbene, tutto il nostro stile di vita quotidiano, il nostro modo di pensare e di affrontare le situazioni che ci si presentano davanti continuamente, crea i frutti di domani, nella stessa misura in cui il passato ha creato quelli che siamo ora. Perciò se ci si vuole assicurare un futuro migliore è necessario un impegno quotidiano ADESSO e non domani… Allo stesso modo se si vuole ottenere una postura migliore bisogna lavorare a 360 gradi, non prendendo in considerazione solo il corpo, ma scavando alle radici per assicurare un ottimo raccolto domani.

La postura … questa sconosciuta

Nella società odierna sempre più spesso si sente parlare di postura in relazione alla grande importanza assunta dall´analisi ergonomica delle diverse professioni e delle svariate posizioni assunte dal corpo nella quotidianità. E questo perché spesso le persone, soprattutto le più giovani, incorrono in patologie rachidee a causa di atteggiamenti posturali errati.
Ma cosa è in realtà la postura?

E´ il modo in cui una persona sta in piedi, si muove, si relaziona con il mondo esterno, vive. Dipende dai meccanismi di controllo motorio del sistema nervoso centrale e periferico, e dalle condizioni dell´apparato muscolare, scheletrico, articolare e tendineo.
E´ alla base delle abilità atletiche e del gesto sportivo, perché solo una corretta postura può permettere la rapida attivazione motoria senza che vi siano traumi.
La postura corretta è quella che consente la maggiore economia energetica e l´assenza di dolore; ma siccome dipende dai meccanismi nominati sopra, l´alterazione di uno di questi andrà a modificarla e, di conseguenza, si instaurerà uno schema patologico che avrà ripercussioni negative sulla vita di tutti i giorni.

Uno degli elementi,che con l´andare del tempo peggiorano la postura, è la retrazione muscolare; infatti con l´età, con la fatica, con il sommarsi sul tessuto muscolare di microtraumi o lesioni acute, con l´ipocinesia indotta da stili di vita che sempre meno concedono spazi al relax, al benessere, alla pratica di attività motorie, e per l´insorgenza di tensioni psichiche e stress, accade che i nostri muscoli si contraggono sempre di più diventando maggiormente corti, meno elastici e meno pronti all´azione.

Negli anziani questo fenomeno è evidentissimo, ma anche la maggior parte della popolazione adulta presenta il problema della retrazione muscolare.
Allora come fare per combatterlo?
Per riportare il soggetto ad una postura corretta bisognerebbe proporre degli esercizi di allungamento muscolare, che non si limitino ad agire sul singolo distretto, bensì che agiscano in maniera globale lavorando sulle catene muscolari. Questa tecnica di stretching è utile a tutti: ai soggetti sedentari, a quelle persone impegnate in attività che impongono una cattiva ergonomia, ai ragazzi che trascorrono molte ore sui banchi e sui libri, trasportando anche zaini pesanti, a coloro che soffrono di problemi circolatori, agli atleti professionisti come anche agli sportivi di ogni disciplina. Tra questi ultimi rientrano a pieno titolo gli appassionati degli sport di palestra e del cosiddetto home fitness, i quali, prima di ricercare tonicità, ipertrofia, dimagrimento e via dicendo, sarebbe auspicabile si sottoponessero ad un´attenta analisi posturale per capire quali sono i muscoli retratti e le articolazioni bloccate e soltanto dopo affrontare un lavoro in palestra il cui fine è unicamente quello di stare bene.
Infatti è bene sapere che le grandi masse muscolari, seppure discutibilmente belle dal punto di vista estetico, in realtà non sono per niente funzionali, perché scatenano delle forze compressive sui vari piani dello spazio generando una forza vettoriale dall´alto verso il basso, con conseguente alterazione delle curve fisiologiche della colonna e sovraccarico articolare.

A lato riportiamo una figura per dare l´idea di quale debba essere la postura ideale, cioè quella più armonica, equilibrata ed economica.


di Pietro Sini. Laureato in Scienze Motorie- Massofisioterapista- Tecnico Posturale Pancafit® Metodo Raggi®

La pubalgia nello sportivo


La pubalgia è l´espressione dei sintomi localizzati a livello del pube con irradiazione agli adduttori, agli addominali e alle arcate crurali, le quali talvolta sono costanti e talvolta no, a seconda della gravità.
Il termine "pubalgia"può essere confuso e risultare un contenitore di situazioni interpretabili in diverso modo; la diagnosi infatti deve scaturire da una corretta anamnesi, ma resta in ogni caso solo una constatazione, perché non spiega le cause.
Occorre inoltre stabilire se si tratta di:
  • 1. Pubalgia traumatica
  • 2. Pubalgia cronica

La pubalgia di tipo traumatico si riscontra di frequente negli sportivi e, tra questi,la categoria più colpita pare essere quella dei calciatori, seguita da quella dei rugbisti, dei tennisti e dei giocatori di golf e di hockey.
Questo tipo di pubalgia compare in seguito ad un trauma della sinfisi pubica che generalmente avviene in due modi:
  • In seguito ad una caduta sui piedi avvenuta in modo asimmetrico, così che una branca pubica si innalzi più dell´altra.
  • In seguito ad un movimento contrastato da opposizione sull´arto inferiore.
Questi movimenti possono deteriorare i legamenti o le inserzioni muscolari che interessano il pube.
Per quanto riguarda il trattamento della suddetta affezione si può adottare un protocollo osteopatico (per riequilibrare il bacino), la terapia manuale (massaggi), la fisioterapia (elettroterapia, ultrasuoni etc.), l´omeopatia, i cataplasmi (impacchi di argilla, etc.), le fasciature, l´agopuntura.

La pubalgia cronica, al contrario della precedente, ci presenta un pube che è la vittima di uno schema funzionale alterato; ma il pube non è la causa, perciò ogni trattamento condotto a questo livello sarà un fallimento.
Ma allora dove sono da ricercare le reali cause?
Il concetto classico di pubalgia cronica individua tra le cause una debolezza della zona pubica e, in particolare, degli addominali.
Ma è davvero cosi?
Se si osserva attentamente l´anatomia e la fisiologia dei muscoli del distretto pelvico, si nota che i grandi retti dell´addome, gli obliqui, il piramidale dell´addome e gli adduttori finiscono tutti sul pube e si intrecciano con le loro inserzioni, rinforzando questo anello; lo stesso discorso vale per gli addominali. Possono essere deboli gli addominali di un calciatore professionista o di un tennista? Non può essere invece che sono troppo forti?
È pur vero, tuttavia, che il chirurgo trova delle inserzioni muscolari deboli. Allora ciò non sarà forse per l´eccesso di lavoro e non per insufficienza o debolezza?
Le catene muscolari rette e incrociate del tronco e degli arti inferiori convergono sull´anello pubico, quindi, un´eccessiva tensione in una o più catene può affaticare il tendine terminale e usurare l´anello per la troppa mobilità.
Infatti, perché i ballerini che sollecitano al massimo il pube soffrono meno di pubalgia cronica? Perché lavorano molto in allungamento e le loro catene muscolari non presentano retrazioni.
Al contrario, i giocatori di calcio, di tennis o di rugby lavorano tanto in semiflessione, facendo lavorare molto il quadricipite, ma soprattutto gli ischio-crurali; non a caso questi sportivi sviluppano una muscolatura posteriore dell´arto inferiore voluminosa, robusta e corta per assicurarsi la stabilità del ginocchio.
Il fatto che gli ischio-crurali e gli addominali possano essere la causa della pubalgia si può dimostrare osservando la meccanica nel gesto del tiro di un calciatore che abbia questi muscoli retratti.
Si instaurano dei compensi, quali:
  • Limitazione dell´angolo di spinta;
  • Flessione del ginocchio di tiro;
  • Flessione del ginocchio di appoggio;
  • Flessione del tronco per partecipazione degli addominali;
  • Controrotazione del tronco per partecipazione degli obliqui.
Quest´ultimo movimento di chiusura forzata induce un pinzettamento del polo superiore del nucleo fibroso. Quindi il sovraffaticamento di queste inserzioni non potrebbe forse essere la spiegazione dei dolori inguinali e delle ernie che si riscontrano in soggetti che pure hanno degli addominali forti?
In sintesi l´eccesso di utilizzazione di questi elementi provoca:
  • suscettibilità dei muscoli (contratture, stiramenti, lacerazioni, etc.)
  • infiammazione sul tendine per l´eccessiva trazione
  • si arriva così all´ultimo stadio della pubalgia e il giocatore è obbligato a fermarsi.
Il trattamento della pubalgia cronica prevede innanzitutto la normalizzazione delle strutture articolari (con trattamenti osteopatici) e poi di quelle muscolari (agendo sul riequilibrio delle catene muscolari) al fine di ripristinare l´equilibrio funzionale del pube.
Per concludere, ricordo l´importanza fondamentale della prevenzione attraverso il doveroso accorgimento di effettuare un buon riscaldamento prima della seduta allenante e soprattutto un ottimo stretching prima e dopo l´allenamento per conferire elasticità ai muscoli, che possono così assorbire con facilità le sollecitazioni meccaniche prodotte dall´allenamento stesso.
Per saperne di più si può consultare anche il libro "Le catene muscolari" vol. 3 di L.Busquet. 

di Pietro Sini.
Laureato in Scienze Motorie- Massofisioterapista- Tecnico Posturale Pancafit® Metodo Raggi®




tag: allungamento muscolare, sport, retrazioni, donato giannuzzi, traumi, postura, ginnastica

lunedì 14 giugno 2010

Perchè bisogna sottoporre il muscolo ad una tensione prolungata

Il tessuto connettivo è la guaina che riveste il muscolo.
A causa delle tensioni corte e ripetute diventa sempre più spesso e compatto e ciò comporta la sua perdita di elasticità.
Questo accade perché chimicamente le molecole di collagene si installano in parallelo determinando l’inspessimento.
L’invecchiamento dell’uomo è dato dall’addensamento progressivo del suo connettivo. Tale addensamento arriva sino all’ossificazione determinando il fenomeno chiamato “artrosi”.
La tensione prolungata del connettivo contrasta questo meccanismo dannoso facendo ritornare il tessuto nella sua originaria forma allungata.
E’ per questo che le tensioni muscolari devono essere mantenute per un determinato periodo di tempo al fine di produrre i risultati sperati.




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Perché un dolore muscolare va trattato globalmente

Una tensione prolungata a carico di una zona del corpo rende la zona dolente.
L'organismo si difende contro quella tensione attivando una nuova tensione che neutralizza rapidamente quella iniziale (Legge delle compensazioni).
Quando tale seconda tensione diventa dolorosa si compensa essa stessa mediante una terza e così via.
Soltanto l'ultima tensione che non può compensarsi rimane dolorosa.
E molto spesso accade che quest'ultima tensione si manifesti lontano dalla tensione primaria.
E' questo il motivo per il quale trattare l'ultima tensione dolorosa non produce la risoluzione del problema che invece è causato dalla tensione originaria.
Per poter ritornare alla tensione originale e neutralizzarla è necessario perciò trattare globalmente le catene muscolari in modo da effettuare un percorso a ritroso.
Bisogna quindi sempre ricordarsi che:
- la causa del dolore non è MAI dove si avverte il dolore
- non esistono problemi isolati.