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martedì 21 settembre 2010

La rivoluzione del Metodo Mézières nell'approccio kinesiologico

Tradizionalmente si pensa che il corpo, schiacciato dalla forza di gravità, debba rinforzare la propria mucolatura per resistere.
F. Mézières, invece, affermò che il corpo è schiacciato anche dalla propria "forza-peso", vale a dire dalla propria forza muscolare, dalle ipertonie, dagli stati di tensione e contrazione, dalle perdite di elasticità.
Per questo motivo Mézières affermò che non è corretto rafforzare la muscolatura dorsale di un bambino che corre il rischio di sviluppare una scoliosi, così come non è corretto intervenire con stiramenti locali e con quelli passivi.
La sua metodica prevede un allungamento globale attivo che faccia emergere tutte le compensazioni e che corregga le flessioni e gli slittamenti articolari del corpo.
L'intervento non consiste solamente nello stirare un muscolo isolato, ma nel "dialogare" con le tensioni che colpiscono tutta la catena muscolare al fine di allineare il corpo restituendogli la prorpia elasticità.
Il perdurare delle retrazioni causa crampi e dolori muscolari e il corpo naturalmente li affronterà deformando la propria struttura per evitare la sofferenza.
Questo circolo vizioso porterà inevitabilmente al peggioramento dello squilibio posturale.
Che grande intuizione ha avuto questa fisiatra francese divenuta famosa verso la fine degli anno '70!!!

martedì 14 settembre 2010

LA KINESIOLOGIA APPLICATA:


Nell’ambito della medicina (convenzionale e non) è comunemente riconosciuto che lo stato di salute viene mantenuto per effetto dell’equilibrio di 3 fattori:
1. la STRUTTURA (anatomia)
2. la BIOCHIMICA (fisiologia)
3. la PSICHE
Un’alterazione di 1 dei 3 fattori causa malattia. La Kinesiologia applicata si occupa del 1°, ossia della STRUTTURA, che influenza e viene influenzata dagli altri 2. Ad esempio stress psichici possono causare rigidità muscolare a livello cervicale e questa, a sua volta, può modificare, nel corso del tempo, la struttura del rachide. La scoperta della K. Applicata si deve a George Goodheart il quale, per primo, ha messo in relazione i muscoli ed il loro funzionamento agli organi interni.
I primi studi risalgono agli anni 60; da allora la tecnica è stata “affinata e modificata” sino ad arrivare all’attuale che consiste in un test neuromuscolare che, sulla base della contrazione/rilasciamento dei muscoli, valutati seguendo una specifica metodica, permette di “saggiare” alcune funzioni dell'organismo. La Kinesiologia, e chi conosce la medicina tradizionale cinese lo sa, riunisce la correlazione cinese tra malattia e tensioni/lassità muscolari, i canali di energia dei meridiani e l'attivazione/inibizione dei fusi neuromuscolari della fisiologia occidentale. Il test muscolare è, secondo questa disciplina, il “codice” per interagire con il corpo, l’importante, come dice Goodheart, è porre la domanda giusta nel modo giusto. Ciò premesso possiamo definire la K.A. come una tecnica per ottenere informazioni e per valutare i problemi dell’individuo siano essi lesionali, funzionali o emotivi. I muscoli scheletrici vengono, quindi, usati quali indicatori dello stato di salute/malattia. Un aspetto molto importante è che l’individuazione di una disfunzione o di una lesione non dipende dai sintomi portati dal paziente per cui può accadere che queste vengano “svelate” prima della loro manifestazione. Il compito del Kinesiologo “diagnosta” è di decifrare i messaggi emessi dal corpo senza influenzarli coi preconcetti acquisiti durante gli studi accademici ma, piuttosto, integrarli a questi. La K.A. non vuole, infatti, sostituirsi alle altre - più “riconosciute” - modalità diagnostiche, cerca soltanto di vedere laddove tali indagini non riescono ad arrivare. Ad esempio può accadere che, taluni sintomi o disfunzioni portate da un individuo, non sono spiegabili per mezzo della medicina accademica per cui anziché etichettarlo come “strano” o “nevrotico” è forse più opportuno fare riferimento ad altri sistemi interpretativi come la medicina cinese. La K.A. prende in considerazione i 5 fattori del Forame Intervertebrale per cui ogni funzione dipende da:
1. La Circolazione Sanguigna (influenzata da blocchi meccanici o squilibri biochimici può essere trattata stimolando il neurovascolare)
2. La Circolazione Linfatica (la variazione di flusso linfatico nei tessuti può essere influenzata da stimolazione Kines. del neurolinfatico. Novità in ambito terapeutico)
3. Il Sistema Nervoso (influenzato da blocchi di segmenti vertebrali, da movimenti “scorretti” delle ossa craniche, dalla nutrizione etc)
4. Il Liquido Cerebrospinale (la sua circolazione è collegata alla funzionalità del Sistema Cranio-Sacrale)
5. Il Fluire dell’energia nel Sistema dei Meridiani (Medicina Cinese)
Come già accennato l’assoluta novità portata dalla K.A. sta nell’associazione MUSCOLO/ORGANO – VISCERE – FUNZIONE
Infatti, quando un organo o un viscere sono disfunzionali il muscolo ad essi associato diviene debole; con il migliorare della funzione il muscolo rinforza. Da ciò deriva che qualsiasi noxa patogena diretta verso un organo o apparato provocherà un indebolimento del muscolo ad esso associato. Si può, ovviamente, anche verificare un rafforzamento eccessivo della tonicità muscolare che è il sintomo di un “eccesso” di energia o di funzione dell’organo o apparato (ad es: conseguenze di un lieve ipertiroidismo a livello gonadico e/o metabolico). Ormai è provato, con anni di pratica clinica, che problemi organici provocano fastidi alle strutture ossee (con grandi e piccoli spostamenti) che a loro volta si ripercuotono sulle strutture muscolari, innescando un circolo vizioso costituito dal problema organico - anche di piccola entità - contrazione di determinati muscoli, alterazione dell'asse corporeo, modifica della postura con conseguenti problemi sia posturali che podalici, vestibolari, oculari ecc.
Tutto ciò non verrebbe mai compreso, senza una visione globale della persona e della problematica.
Sulla scia di tale concezione il dr G. Goodheart ha elaborato la sua tecnica “fisiologica”, basandosi sui muscoli debole/forte. In genere si massaggia dove c'è contrazione muscolare e quindi dolore; ma è esperienza comune vedere ripresentarsi il dolore, nonostante gli sforzi per comprenderne l’origine. Goodheart notò che massaggiando i muscoli collegati a quello dolente, individuati seguendo le catene muscolari, il dolore scompariva e difficilmente si ripresentava. Andando avanti per prove ed errori, ha trovato che vi sono anche dei collegamenti oltre che tra muscoli ed organi, tra muscoli e denti, tra muscoli e cibo, tra muscoli e psiche. Il meccanismo di collegamento tra muscoli ed organi può essere spiegato con le connessioni tra vene, arterie, terminazioni nervose, atteggiamento posturale riflesso, decorso energetico dei meridiani, vasi linfatici.
Come precedentemente scritto, una rotazione del bacino può causare algie pelviche, cedimento della volta plantare, problemi alle ginocchia e menischi e quindi, risalendo per compenso, alla parte superiore del capo e della testa. Tutti abbiamo avuto un trauma, grande o piccolo, che il nostro organismo riesce più o meno a compensare: cadute sugli sci, cadute dalla bicicletta, giocando a pallone, incidenti d'auto e traumatismi vari. All'interno di un certo intervallo, l'organismo ha capacità di recupero e di neutralizzazione della noxa patogena; tutto però rimane scritto nel nostro corpo, sia nella struttura che nella psiche e, prima o poi, con il diminuire della capacità compensativa, il corpo non sarà più in grado di fare fronte ai problemi che si manifestano, oltre tutto, in luoghi lontani dalla causa.
Una mandibola decentrata o dislocata può provocare torcicollo, dolori retrooculari; la deglutizione può influenzare il corretto allineamento osseo e muscolare per cui le conseguenti deviazioni e torsioni della colonna vertebrale, essendo di compenso, non si riequilibreranno, anzi, se toccate incautamente, scateneranno altrove la loro sequela patologica.
La visita kinesiologica richiede alcuni accorgimenti, da cui non si può prescindere, pena la nullità del risultato. Essendo una tecnica manuale è molto personale ed ogni operatore sa quando e come agire (bisogna esercitarsi a lungo e ripetutamente…); alcuni operatori si servono anche di un testimone - una terza persona - per avere la certezza della continuità della forza fisica. Questo è consigliato solo con bambini o soggetti scarsamente collaboranti. Durante il test l'abbigliamento del cliente dovrebbe essere in fibra naturale e non in tessuto sintetico e, qualora ciò non si verifichi, occorre “testare” i materiali indossati per valutarne l’incidenza sulle prove successive; il lettino deve essere in legno (la poltrona odontoiatrica non va bene!); l'ambiente deve essere calmo e tranquillo, eventualmente con musica in sottofondo; l'impianto elettrico dello studio deve essere fornito di messa a terra efficiente; dovrebbero essere assenti o limitati i campi magnetici, interni ed esterni. E’ quindi sempre opportuno far controllare tali fattori, data la finezza delle rilevazioni che si effettuano. L'esaminato e l'esaminatore non devono avere oggetti metallici e/o magnetici, a meno che, come per gli indumenti, non si voglia valutare l’influenza di questi oggetti sulle funzioni organiche del cliente. Tutto deve essere fatto con la massima naturalezza, spiegando all' esaminato che non è "stregoneria" ma un modo diverso di effettuare alcune indagini: il cliente deve sempre essere informato perché, oltre a collaborare in modo attivo è più tranquillo sia emotivamente che "muscolarmente". Il test kinesiologico è semplice ma non semplicistico; perciò i giochini con le dita ad "o-ring", il controllare alcune variabili al volo per vedere la "compatibilità" sono oltremodo sciocchi, dannosi, screditanti, superficiali. Tutto ciò riduce una tecnica scientifica, ripetibile come lo può essere un elettroencefalogramma, a gioco salottiero vuoto ed inutile. Come accennato è sempre utile far rilassare il cliente e farlo ambientare nella stanza del test; deve capire che non è una prova di forza tra lui e l'operatore, ma un metodo per valutare il sistema che regola quel muscolo e le funzioni ad esso connesse.
Ecco, di seguito, due schemi molto semplificati dei rapporti muscoli, denti, organi, evidenziati con la Kinesiologia.
Tali schemi sono variabili ed ogni scuola tende a seguire i propri.

SCHEMA DENTI/ORGANI
Incisivi: rene, vescicaCanini: cistifelleaPremolari: stomaco, milza e pancreas, fegatoMolari: polmoni, intestino crassoDente del giudizio: cuore, intestino tenue
 
SCHEMA DENTI/ MUSCOLI
Incisivi: flessore del collo, piriforme, gluteo medio, sottoscapolareCanini: deltoide, dentato, quadrato lombiPremolari: pettorali, diaframma, pettorale sternaleMolari: sartorio, quadricipite, addominale, dorsaleDente del giudizio: psoas, trapezio

Un dente può essere "neurologico" ossia può, senza apparenti ragioni, manifestare una patologia estesa anche al parodonto ed alla zona ossea alveolare limitrofa. Questo insieme si chiama "odontone". Se un dente sano ammala improvvisamente, se la gengiva sanguina, se il cliente riferisce dolori od altri problemi su un elemento dentario integro, si può controllare, seguendo lo schema denti/ossa/muscoli/organi quale organo o muscolo collegato potrebbe avere un deficit (funzionale, indebolimento muscolare). Il medico deve valutare, caso per caso, la terapia più adatta; se per esempio il problema è il bacino, con tutte le sequele di disturbi posturali ed organici, si devono considerare i muscoli collegati e quindi i denti (psoas, dente del giudizio) e pensare, fatti tutti i dovuti tentativi terapeutici, ad una eventuale avulsione con accurato curettage alveolare che elimini tutte le fibre parodontali. Tale accuratezza di pulizia dalle fibre è necessaria per eliminare l'effetto memoria dell'alveolo dentario. A chi non è mai capitato di vedere una radiografia, panoramica od endorale, in cui la nettezza dell'immagine fantasma fa pensare ad una avulsione recentissima, quando invece risulta essere stata effettuata anche da più di un anno? In questa situazione l'osso non è ben formato e compatto e si potranno avere fenomeni di focus con problemi locali - da arto fantasma - e in altri distretti, facilmente riconducibili ai collegamenti denti/ muscoli.
Con la kinesiologia, sempre ricordando i punti salienti di tempo – luogo – sequenza - accorgimenti di esecuzione, è possibile avere un aiuto sia per la diagnosi che per la terapia. Si potrebbe scoprire, ad esempio, che il problema sopra descritto è dovuto anche a carenza vitaminica o di minerali.


Per quel che concerne l'opportunità di assumere o meno integratori e vitamine, possibilmente di origine organica o naturali, ecco un piccolo schema su alcune correlazioni, già ampiamente sperimentate, tra muscoli e necessità di sali minerali e vitamine.
· Psoas- vitamina C
· Grande dorsale- acidi grassi
· Tensore della fascia lata- fermenti lattici
· Quadricipite - calcio, vit. D
· Deltoide- vit. A.


Il test kinesiologico può essere un valido aiuto nella determinazione anche delle intolleranze alimentari a volte causa di problemi odontoiatrici. Queste si differenziano dalla allergia per l’assenza di IgE e della stimolazione immunitaria. L'intolleranza alimentare può essere scatenata da deficit enzimatici (pancreatici, epatici); da sostanze ricche di ammine vasoattive (senza stimolazione del sistema immunitario e mast-zellen), da sostanze che attivano solo le mast-zellen senza stimolazione del sistema immunitario. Occorre, inoltre, prendere sempre in considerazione il funzionamento intestinale, l'eubiosi intestinale, eventuali deficit posturali, problemi orl, problemi oculari e quindi chiedere la collaborazione di colleghi che condividano la visione “globale” dell’individuo. Le intolleranze alimentari possono dare fastidi non direttamente e rapidamente collegabili alle sostanze ingerite, perché il loro effetto si manifesta dopo 48/72 ore e può aversi anche per cibi appartenenti alla stessa famiglia. Alcuni esempi:
· Solanacee: peperoni, melanzane, pomodori, patate, peperoncino, paprika, tabacco
· Agrumi: arance, cedro, pompelmi, bergamotto, limone.
· Latticini: latte, latticini, formaggi, agnello, salumi.
I disturbi accusati, in linea generale, sono: emicrania, depressione, asma, naso chiuso, prurito anale, dolori addominali, afte, gengiviti, alitosi, coliti, obesità, vertigini. Il test kinesiologico si esegue mettendo l'alimento sospetto sullo sterno del cliente - zona timica - o vicino la zona ombelicale e testando la variazione di forza del muscolo scelto quale “indicatore” dall'esaminatore. L'eventuale terapia viene scelta dal medico seguendo i principi della medicina biologica; se la patologia si ripresenta, il cliente ha certamente bisogno di una rieducazione alimentare, di un profondo riassetto intestinale - con le terapie del caso e le indagini opportune – senza tralasciare l’aspetto psicologico, lo studio occlusale dentario e la postura. La kinesiologia applicata richiede, a fronte di una semplicità esecutiva, una manualità che deriva da una costante e continua applicazione ed un luogo idoneo dove svolgere il test. Questo vuole solo essere un approccio al tutto, rivolto in particolar modo al medico dentista. Fermo restando che, per una conoscenza più approfondita, si rimanda a testi speciali in materia. Inoltre, l'odontoiatra interessato può seguire il corso triennale di Kinesiologia Odontoiatrica che, oltre ad affrontare l'aspetto diagnostico, concentra l'attenzione sugli interventi terapeutici. Appresso viene schematicamente spiegato come effettuare il test: il medico, in questa forma semplificata, può usare la kinesiologia applicata per chiedere od avere conferma di alcune ipotesi diagnostiche e progetti terapeutici. 

dal sito www.konogea.it

L’omeopatia, una terapia in grado di portare a guarigione il "malato" e non solo la malattia

L’omeopatia, una terapia in grado di portare a guarigione il "malato" e non solo la malattia

Scopo del presente articolo è far comprendere, a coloro che si avvicinano per la prima volta a questa scienza, cosa sia l’omeopatia e non un lavoro per contrastare o criticare la medicina tradizionale (cosiddetta Allopatica).
L’omeopatia non vuole, e non è mai stata, una scienza a parte ma un valido complemento, un ulteriore sforzo della Natura che attraverso il medico e la sua coscienza cerca di donare all’umanità affinché, ogni forma patologica trovi una valida risposta al raggiungimento della guarigione definitiva e non solo sintomatica.
Spesso, la medicina ufficiale rifiuta la terapia effettuata con farmaci omeopatici ritenendola non efficace perché priva di un fondamento scientifico, e sperimentale.
Tutto questo è falso, poiché il rimedio omeopatico viene sperimentato, prima di essere messo in commercio, sull’uomo sano e la sua riproducibilità è evidenziata e confermata da ben due secoli di studi e successi.
Tenevo a dire ciò prima di dare alcune spiegazioni su cosa sia l’omeopatia, perché vorrei far comprendere a coloro che rifiutano a priori tale Arte medica che l’omeopatia aiuta il malato a guarire e a percorrere la strada che lo porta dallo stato di malattia a quello di salute (assenza di sintomi).
E’ ovvio che anche l’omeopatia, come la medicina tradizionale, ha i suoi limiti ma, non per questo bisogna screditare la sua efficacia.
Lungi dal voler fare un discorso critico, ritengo utile informare il paziente che ad ogni male c’è un rimedio in natura, sta solo a noi uomini scoprire e utilizzare al meglio queste armi che la natura ci offre, quindi non soffochiamo con inutili ingiurie e invidie quella che è stata e sempre sarà l’Arte del guarire.

Ma veniamo a noi, cos’è l’omeopatia:
L ’omeopatia ha due secoli di vita ma ha già una lunga storia, una storia scandita da una serie di progressi che la "medicina dei simili" ha raggiunto nel diffondersi, con fervore missionario, in regioni ben lontane dalla sua terra d’origine: in India, negli Stati Uniti, in Francia, In Inghilterra, in Brasile, in Argentina, Messico, ecc.
Medicina nata 200 anni fa attraverso gli studi del suo fondatore Dott. S. Hahnemann, il quale traducendo testi di materia medica intuì il comportamento del chinino e formulò un’ipotesi che poi sperimentò su se stesso. La stessa sperimentazione fu fatta su altri volontari ottenendo sempre gli stessi risultati.
Quindi, poiché Hahnemann sperimentò il risultato delle sue osservazioni sull’uomo sano e non su delle cavie, si potrebbe dire che ci troviamo nel campo della sperimentazione scientifica vera e propria.
Hahnemann notò che il chinino usato come rimedio nei malati di malaria, provocava, nelle persone addette alla produzione della sostanza, gli stessi sintomi della malaria.
Nello stesso modo sperimentò altre sostanze ricavate sia dal mondo vegetale, ma non solo, ma anche dal regno animale (esempio Lachesis) e minerale (Sulphur).
Grazie a questi studi e alla sua geniale intuizione, poté, dopo svariati anni di studi, formulare il principio su cui poggia tutta la medicina omeopatica e cioè:
"il Principio di Similitudine", nel quale si afferma che "le malattie guariscono con i rimedi che provocano in un individuo sano i sintomi della malattia stessa", ciò sta a significare che la guarigione si ottiene somministrando al malato la sostanza che ha provocato nell’individuo sano gli stessi sintomi di malattia.
Spesso si sente dire che l’omeopatia è solo acqua perché non c’è, a livello ponderale, sostanza farmacologicamente attiva.
Questo è vero nel senso che non si somministrano dosi ponderali, come nella medicina tradizionale, ma ricordiamo che proprio le dosi ponderali portano effetti collaterali e controindicazioni mentre in omeopatia la sostanza non è presente in quantità fisiche ma lo è in termini di energia biologicamente attiva, cioè la materia di base viene diluita e dinamizzata fino ad ottenere delle dosi infinitesimali della sostanza medicamentosa privando la stessa di tutti gli effetti nocivi e indesiderabili.

Ma che cosa spinge ancora oggi l’interesse per questa "arte del guarire" che è nata in Germania con il Romanticismo?
Consideriamo i due versanti del quesito:
le ragioni del medico e le ragioni del paziente.
- Il primo, consapevole della crisi e delle contraddizioni che vive la moderna medicina "ufficiale" tenta nuove vie di certezza: di qui l’attuale riscoperta delle terapie orientali (agopuntura e tecniche taoiste di guarigione, shiatsu, yoga, ayurveda) che, lontane dalla concezione meccanicistica, propongono una visione organica (olistica) dell’essere umano. Pertanto il medico che abbraccia l’omeopatia vede il più delle volte in essa non tanto una nuova tecnica di guarigione quanto una nuova filosofia della vita che dà un rinnovato significato alla ricerca scientifica e alla funzione terapeutica. I dati statistici registrano che ogni anno sono 700 i medici che si iscrivono ai corsi post laurea di omeopatia (Corriere della Sera, 17 Gennaio 1992).
- Il paziente, parzialmente consapevole anch’egli delle contraddizioni della scienza, ma soprattutto desideroso di una vita più sana, meno soggiogata dallo stress, libera da quell’agitazione ansiosa che accompagna i gesti dell’uomo moderno, cerca nell’omeopatia un aiuto "Non Aggressivo", "Naturale", privo di effetti collaterali. Ciò è confermato da altri dati: in Italia ci sono circa 4 milioni di persone che fanno ricorso all’omeopatia e ogni anno questo numero sale del 15 % (Il Giorno, 15 Marzo 1992).
Differenza tra Omeopatia ed Allopatia
Per meglio far comprendere cos’è l’omeopatia mi sembra importante evidenziare la differenza tra omeopatia e allopatia nel loro meccanismo di azione verso la guarigione.
L’allopatia è un metodo terapeutico che per guarire utilizza sostanze che inducono effetti contrari alla natura della malattia, cioè sopprime i sintomi senza curare la malattia che scatena il sintomo stesso e non tiene conto dell’ammalato nella sua interezza, ma rende l’organismo un insieme di organi e apparati tutti distinti l’uno dall’altro.
L’omeopatia, invece, modifica il terreno dell’ammalato cioè, mette il paziente in condizione di guarire se stesso stimolando le sue difese naturali contro l’agente patogeno. In altri termini il rimedio omeopatico agisce come un catalizzatore, sostanza la cui presenza a dosi infinitesimali è essenziale per lo svolgimento di molte reazioni chimiche.
Questo non vuol dire che dobbiamo rifiutare un antibiotico perché dannoso, ma far si che il farmaco allopatico e quello omeopatico siano l’uno il complemento dell’altro.

Comprendere con il caso pratico
Ma facciamo alcuni esempi per meglio comprendere come agisce il rimedio omeopatico.
- La puntura d’ape provoca edema roseo con sensazione di prurito e bruciore locale, migliorata da applicazioni fredde. "Apis" il rimedio omeopatico preparato dalla triturazioneÿ dinamizzazione e diluizione, (fino a raggiungere la dose "infinitesimale") dell’intera ape, agisce non solo in caso di punture di insetto, ma anche in ogni forma di infiammazione acuta della pelle delle mucose e delle sierose (orticaria, mal di gola, artrite) caratterizzata da apparizione rapida, edema roseo, pruriginoso e bruciante, migliorata dal freddo.
- Una dose eccessiva di pepe di Caienne può infiammare le mucose digestive e urinarie; "Capsicum", il rimedio omeopatico che si ottiene dai frutti essiccati, agisce contro i bruciori dello stomaco e del colon, contro certe faringiti e certe otiti.
- L’avvelenamento da tabacco può portare nausea, vomito, vertigini, tachicardia, collasso; gli stessi sintomi vengono curati da "Tabacum" non solo in caso di tabagismo, ma anche in caso di mal di mare, angina pectoris, aortite.
Da questi esempi si può ben capire il significato, su cui poggia tutta l’omeopatia, della "Legge dei Simili", espressa in precedenza.
In poche parole, i sintomi che il rimedio riesce a cancellare sono gli stessi che esso provoca sull’individuo sano, cioè nella sperimentazione.
La Legge di guarigione
Per finire, voglio ricordare un’altÿa legge su cui si basa l’omeopatia e che riguarda soprattutto il paziente, il quale pur di ottenere tutto e subito non si rende conto che la soppressione dei sintomi con i farmaci, altro non è che una falsa guarigione. Invece, secondo l’omeopatia la guarigione non consiste nella repressione dei sintomi e quindi nella falsa guarigione, ma nella loro evoluzione. Da tutto ciò scaturisce la "Legge della Guarigione" di Hering, secondo la quale:
la guarigione deve procedere dal centro alla periferia e dall’alto in basso.
Questo vuol dire dall’alto in basso, dal dentro al fuori, cioè dagli organi più importanti a quelli meno importanti, dalla testa alle mani e ai piedi.
Ogni medico omeopata sa bene che i sintomi che spariscono secondo quest’ordine sono stati debellati in modo definitivo.
Questo principio è conforme all’evoluzione stessa delle malattie croniche, che evolvono dalla periferia al centro, nel senso che compaiono dapprima in superficie e successivamente si spostano all’interno dell’organismo, interessando gli organi più nobili.
La guarigione deve dunque possedere una direzione centrifuga e l’omeopatia permetterà tutto ciò.
Vorrei finire dicendo che per poter sconfiggere la malattia bisogna curare il malato nella sua globalità e per far questo c’è bisogno di uno sforzo comune e non di continue disquisizioni su quale delle forme terapeutiche sia più valida, entrambe hanno i loro limiti, ma anche i loro benefici, sta solo a noi fare in modo di utilizzare al meglio l’una o l’altra terapia dove necessario, perché il benessere del malato è il nostro obiettivo di vita.

dal sito  www.konogea.it

giovedì 9 settembre 2010

In soccorso dei muscoli

Scritto da Fulvio Massini   



In genere noi runners non siamo molto propensi a farci massaggiare. Tutto ciò che non è correre sembra essere una perdita di tempo, salvo poi cambiare idea quando arriva un infortunio. Allora, infatti, pur di riprendere in fretta siamo disposti a sottoporci a qualsiasi pratica. Il dottor Migliorini ha spiegato alla perfezione cos’è il massaggio e a corsa serve. Da “uomo di campo” ti spiego per chi è utile e quando è bene sottoporvisi. La premessa fondamentale, intanto, è che un buon massaggio non dev’essere considerato un rimedio solo per quando si ha qualche disturbo muscolare o strutturale, ma è un intervento preventivo tendente a preservare da problemi futuri. L’importante è che sia eseguito da chi ha i titoli per farlo. Dunque fatti mettere le mani addosso solo da chi sa come e dove metterle. E diffida dei praticoni.
MASSAGGIO PER CHI
Il principiante Chi è agli inizi è inutile che si faccia massaggiare, deve piuttosto imparare a eseguire dello stretching sia prima che dopo l’allenamento.
L’amatore Chi corre 3-4 volte alla settimana per un’ora/un’ora e mezza e non ha grandi velleità agonistiche può astenersi dal farsi massaggiare. È bene, però, che a eseguire dello stretching in modo regolare e sistematico. I runners di questa categoria e quelli della precedente potranno ricorrere al massaggio nel caso di stanchezza muscolare o appena avvertono i prodromi di un problema particolare. È bene, però, che sia un medico a dare loro indicazioni precise sul tipo di massaggio da far eseguire.
L’hard runner Il corridore che si sottopone ad allenamenti intensi e spesso anche lunghi dovrebbe farsi fare sistematicamente un massaggio di scarico in modo da tenere sempre le gambe - ma anche il collo, le spalle, la schiena e i piedi - liberi da contratture.
Il maratoneta Chi vuole preparare una maratona, che sia un hard runner o un amatore meno evoluto, dovrebbe sottoporsi a un massaggio ogni15 giorni in modo da evitare la formazione di contratture che, facendo diminuire l’elasticità dell’apparato muscolare, tendineo e articolare, impediscono buone prestazioni in allenamento o in gara e aumentano sensibilmente il rischio d’infortuni. Se il runner in questione si allena poi con un carico di chilometri superiore ai 100 chilometri alla settimana, allora sarebbe bene che si facesse massaggiare una volta alla settimana.
L’ultramaratoneta Ogni tanto mi capita di seguire chi vuole partecipare a qualche ultramaratona o gara estrema. Questi podisti - come ad esempio Giulio e Sergio che proprio in questo momento stanno preparando un’ultra a Capoverde - devono fare allenamenti molto impegnativi e stressanti. Proprio per questo ho inserito una volta alla settimana nel loro programma di allenamento un massaggio. Nonostante la grande mole di chilometri percorsi anche sulla spiaggia e sempre sullo sterrato, non hanno accusato problemi di alcun tipo
MASSAGGIO DOVE Col il passare degli anni l’elasticità dell’apparato locomotore tende a diminuire, quindi, per intenderci, un cinquantenne ha più bisogno del massaggio di un trentenne. Per un runner non proprio “verde”, dunque, un massaggio alla settimana può dare un ottimo contributo alla prevenzione degli infortuni.
I punti critici, quelli ai quali il runner dovrebbe riservare l’attenzione del massaggio, sono ovviamente tutti i muscoli dell’arto inferiore, con particolare riferimento ai polpacci e ai muscoli posteriori delle cosce, senza dimenticare, però, i muscoli dell’arco plantare, troppo spesso soggetti a infiammazioni di vario genere. Altri gruppi muscolari da trattare dovrebbero essere quelli del cingolo scapolo omerale (l’articolazione della spalla) con particolare riferimento al trapezio e al deltoide, che sostengono l’azione delle braccia durante la corsa
MASSAGGIO QUANDO
In attesa della gara Un massaggio preventivo, che serva a preparare i muscoli in vista di un impegno agonistico, andrebbe eseguito almeno tre giorni prima dello stesso, per non togliere troppa tensione ai muscoli. Se però ci fosse una situazione particolare, tale da presupporre un intervento risolutore, allora si potrebbe ricorrere al massaggio anche alla vigilia della gara.
Prima della partenza Il massaggio può essere interpretato come una forma di riscaldamento passivo da fare con o senza pomate o unguenti di vario tipo. Può essere utile se ci sono problemi particolari, ma se le gambe sono a posto consiglio di fare un buon riscaldamento che comprenda anche allunghi e stretching ed attrezzarsi in modo da riuscire a stare coperti fino a poco prima della partenza, per mantenere elevata la temperatura.
Dopo l’arrivo Un buon massaggio fatto da mani esperte può essere molto utile per togliere i dolori del dopo corsa, specialmente se la gara si è disputata su percorso con saliscendi o tratti di strada dal fondo irregolare.
MASSAGGIO & DINTORNI
Alle tecniche tradizionali, di cui ha trattato ampiamente il dott. Migliorini, si sommano altre metodiche che ampliano il campo d’intervento a sollievo dei muscoli del runner.
La riflessologia plantare Qualche hanno fa, più per curiosità più che per imparare in maniera approfondita la tecnica, ho partecipato a un corso di riflessologia plantare, traendone definitivamente la convinzione delle molte associazioni fra il piede e le altre parti del corpo. Consiglio a tutti questa forma di massaggio, molto più utile, però, per gli aspetti della salute generale che non per risolvere le patologie classiche del podista.
L’automassaggio Fatevi insegnare dal vostro massaggiatore di fiducia alcune semplici tecniche per massaggiarvi da soli. Potranno rivelarsi utili per alleviare - o magari anche risolvere - alcuni indurimenti muscolari che potranno infastidirvi per via di allenamenti un po’ più duri del solito.
Il massaggio cinese Il nostro modo occidentale di vedere la vita ci ha abituato a pensare al massaggio come a un metodo di cura o di prevenzione degli infortuni a muscoli, tendini e articolazioni. Nella cultura cinese invece ha una funzione molto più olistica, al punto da essere usato anche per il reclutare energia da poter utilizzare per il miglioramento della prestazione. Come esempio porto il 3:26’ ottenuto alla recentissima maratona di New York da Angelo Venticinque, runner quarantunenne che ho seguito dal punto di vista tecnico. Curato per una pubalgia col massaggio cinese (tecnica Tuina, eseguita con particolari attrezzi e particolari forme di digitopressione mai profonda e sfioramenti) dal professor Verza, ha continuato a farsi trattare fino alla vigilia della maratona, traendo grandi benefici da questa metodica. Una diversa applicazione del Tuina, eseguita coi gomiti, meno rivolta alla ricerca d’energia e più mirata al trattamento diretto dei muscoli, se modulata con cautela da parte di massaggiatori esperti dà ottimi risultati in caso di grande affaticamento o di arti particolarmente contratti. Diversi maratoneti milanesi se ne sono giovati, anch’essi in previsione di New York, un po’ a denti stretti ma con buona soddisfazione finale.
Fulvio Massini training Consultant coordinatore tecnico RW Italia