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domenica 20 marzo 2011

Sindrome di Deficienza Posturale (S.D.P.)

La Sindrome di Deficienza Posturale fu descritta alla fine degli anni '70 dal Prof. Martins Da Cuhna, fisiatra a Lisbona e successivamente fu codificata una terapia posturale insieme al Prof. Orlando Alves da Silva, oculista a Lisbona.
Il termine sindrome si riferisce, in medicina, ad un insieme di segni e sintomi che configurano uno stato patologico del soggetto. In questo caso sembra, ad una lettura superficiale, che i sintomi riferiti siano poco collegati e ancor meno collegabili tra loro.
Se però consideriamo il defict posturale come frutto di una disfunzione di un sistema unico ma capace di interferire direttamente o indirettamente su diversi organi ed apparati, come ad esempio il Sistema Propriocettivo, allora risulta più facile spiegare la notevole diversità apparente dei sintomi.
Naturalmente si tratta di sintomatologie che la medicina classica non riesce a spiegare o che non riesce a collocare in chiare e precise patologie di specifici organi od apparati. Siamo quindi sul campo così definito "funzionale".
Vediamo di fare un elenco dei sintomi descritti in origine.
Dolore:
  •  cefalea,
  •  dolore retro-oculare,
  •  dolore toracico o addominale,
  •  gastralgia,
  •  rachialgie.
Turbe dell’equilibrio:
  •  nausea,
  •  stordimento,
  •  vertigine,
  •  cadute inesplicabili.
Segni oftalmologici:
  •  astenopia,
  •  visione mossa,
  •  diplopia monoculare o binoculare,
  •  scotomi direzionali,
  •  cattiva localizzazione degli oggetti nello spazio.
Segni di natura propriocettiva:  
  •  dismetrie,
  •  somatoagnosie,
  •  errori di apprezzamento del proprio schema corporeo.
  
Segni articolari:
  •  sindrome dell’articolazione temporo-mandibolare,
  •  torcicollo,
  •  lombalgie,
  •  periartriti,
  •  distorsioni.
Segni neuro-muscolari:
  •  parestesie,
  •  difetti di controllo motorio delle estremità.
Segni neuro-vascolari:
  •  parestesie delle estremità,
  •  fenomeno di Raynaud.
Segni cardio-circolatori:
  •  tachicardia,
  •  lipotimie.
Segni respiratori:
  •  dispnea,
  •  fatica.
Segni Otorinolaringoiatrici:
  •  ronzio,
  •  sordità,
  •  sensazione di corpo estraneo nella glottide,
  •  disfonia.
Segni psichici:
  •  dislessia,
  •  agorafobia,
  •  difetto di concentrazione,
  •  perdita di memoria,
  •  astenia,
  •  ansietà,
  •  depressione.

La Sindrome di Deficienza Posturale è un'affezione generalmente cronica che non si autocorregge perché la disfunzione del Sistema Propriocettivo instaura un nuovo schema corporeo che viene considerato dal Sistema Posturale come ideale e quindi mantenuto nel tempo.
I soggetti affetti da tale Sindrome hanno spesso una postura tipica, anche se a volte non percepibile facilmente da occhi non allenati, che si traduce in un appoggio plantare asimmetrico con piedi laterodeviati, una deviazione coniugata degli occhi a destra o sinistra a secondo del tipo di appoggio plantare.
Infatti si può fare una classificazione basandoci sull'appoggio plantare:  
•  Appoggio Sinistro
sono soggetti che appoggiano sulla gamba ed il piede sinistro in modo tale che questo piede risulta essere diretto in avanti mentre il piede destro, la gamba destra, il tronco , la testa sono ruotati verso destra. Questo atteggiamento posturale comporta inevitabilmente una deviazione dello sguardo verso sinistra.
•  Appoggio destro
sono soggetti che mostrano un atteggiamento posturale esattamente opposto al precedente. Appoggio sul piede e sulla gamba destra, piede destro diretto in avanti mentre quello sinistro, la gamba sinistra, il tronco e la testa sono ruotati verso sinistra. Sguardo deviato verso destra.
•  Appoggio misto
è sicuramente il più frequente da incontrare, anche il più difficile da identificare. In questo casi i piedi sono orientati entrambi verso l'esterno (appoggio a papera) ma tale appoggio si può verificare in tre modi diversi.
1. Appoggio misto predominante sinistro:
entrambi i piedi sono in divergenza ma il piede destro è in divergenza maggiore.
2. Appoggio misto predominante destro:
entrambi i piedi sono in divergenza ma il piede sinistro è in divergenza maggiore.
3. Appoggio misto puro:
entrambi i piedi sono in divergenza ma in modo simmetrico. Il soggetto tiene il suo baricentro spostato posteriormente.
Una caratteristica di questi pazienti è la presenza di punti dolorosi sul corpo, in posizioni molto precise che sollecitati in misura minima suscitano un violento dolore. La dolorabilità di questi punti sparisce immediatamente con la messa in posa dei prismi posturali che vedremo in seguito.
Un'altra caratteristica di questi soggetti è la presenza dei cosiddetti "pseudo-scotomi direzionali".
Si tratta di deficit percettivi nel campo visivo solo quando si determina una laterodeviazione degli occhi (destra o sinistra).
Per studiare questo particolare fenomeno occorre uno strumento di pertinenza oculistica che si chiama sinottoforo che consente al paziente di poter guardare con l'occhio destro un'immagine diversa da quella vista con l'occhio sinistro. Il fatto di dover guardare le due immagini con entrambi gli occhi determina la fusione delle due immagini. Di fatto ad un occhio viene mostrata l'immagine di un leone mentre all'altro di una gabbia, il risultato visivo sarà un leone dentro una gabbia. Lo strumento ha la capacità di costringere uno spostamento sia a destra che a sinistra degli occhi ed accade che in laterodeviazione scompare un tratto di figura: al leone manca la pancia o il dorso o le zampe oppure la gabbia risulta priva di alcune sbarre. Il fenomeno della soppressione percettiva di parte del campo visivo può avvenire sia nella laterodeviazione destra che sinistra, agli stessi gradi di deviazione o a gradi diversi a destra e a sinistra, ma può avvenire anche solo nella laterodeviazione destra o solo nella sinistra.
Di fatto al paziente, in questa condizione di laterodeviazione, viene a mancare la percezione di una porzione di campo visivo centrale.

L'interpretazione di questo fenomeno non è semplice. Di fatto ricordiamo che questi sono pazienti che non hanno alcunché di organico (cioè non hanno patologie ad esempio oculari ) e che tale fenomeno si presenta solo quando si determina un cambiamento di tono nei muscoli oculari. Infatti per girare gli occhi a destra o a sinistra è necessario che alcuni muscoli oculari si contraggano ed altri si rilascino: in altre parole cambia l'informazione propriocettiva da parte di questi muscoli al Sistema Nervoso Centrale.
Ma questi soggetti hanno anche una caratteristica legata alla capacità di convergenza.
Quando noi avviciniamo un oggetto al viso, gli occhi devono dirigersi entrambi sull'oggetto per guardarlo; si effettua così una convergenza oculare. Se noi facciamo seguire un oggetto ad un paziente affetto da Sindrome da Deficienza Posturale, avvicinandolo lentamente ai suoi occhi (studio della convergenza tonica), si può notare una notevole difficoltà e fatica ed una convergenza asimmetrica dei due occhi, variamente manifestabile.
Lo studio dell'appoggio podalico, unitamente al responso del sinottoforo, unitamente alle valutazioni posturali classiche ed alle valutazioni sul deficit propriocettivo, porta alla prescrizione di un occhiale con lenti prismatiche ad effetto posturale. Si tratta di lenti prismatiche di debole potere che sollecitano il tono di determinati muscoli oculari, quelli più adatti al paziente. Il cambiamento di tono produce una diversa informazione propriocettiva ed è questa la chiave più potente di accesso al Sistema Posturale.
L'approccio terapeutico alla Sindrome di Deficienza Posturale si completa con esercizi e posture cosidetti di "riprogrammazione posturale" e spesso anche attraverso l'uso di particolari solette di stimolo plantare.
Una visita clinico-posturale ed oftalmo-posturale scopre abbastanza facilmente la presenza di questo deficit propriocettivo e può valutare rapidamente la possibilità di una correzione attraverso la terapia prismatica posturale.



tag: allungamento muscolare, sport, retrazioni, donato giannuzzi, traumi, postura, ginnastica

martedì 15 marzo 2011

CEFALEE E PROBLEMI DELLA MASTICAZIONE

A seconda della quantità e del tipo di muscoli interessati, e dopo aver escluso ogni altra causa o malattia sistemica, le cefalee causate dalla malocclusione dentale possono localizzarsi in diverse parti del cranio (parietale, occipitale, temporale, sopraciliare, retrobulbare, guance, nuca, ecc.).
Soggetti prevalentemente adulti e di sesso femminile particolarmente ansiosi o sottoposti a gravi stress recenti, con "bruxismo" (digrignamento notturno), irregolarità e/o perdita dei denti posteriori, ponti o protesi recenti mal confezionate, abitudini viziate (si mangiano le unghie, masticano chewing -gum) se accusano cefalee ad insorgenza mattutina o tardo pomeridiana e se alla palpazione presentano i muscoli interessati in situazione di spasmo "di per sé", possono avere quella che viene chiamata in termini medici ADM o sindrome algico-disfunzionale- miofasica.
Bisogna anche dire che molto frequenti sono le alterazioni anatomiche dell'articolazione temporo-mandibolare e non sempre a forti rumori articolari corrispondono sintomatologie dolorose: sono situazioni a volte sfuggenti che richiedono un accurato studio del caso da tutti i punti di vista ed eseguito da persone esperte. La diagnosi è prevalentemente clinica, con visite approfondite, focalizzate alla ricerca dei sintomi caratteristici: l'uso di apparecchiature per valutare l'attività muscolare può essere d'aiuto, ma, come qualunque fisiatra può dimostrare, si presta ad errori di rilevazione e d'interpretazione. E' molto importante avere anche radiografie specifiche e modelli in gesso della bocca per lo studio della masticazione. La terapia va innanzitutto indirizzata ad eliminare cause concomitanti generali, come ipertiroidismo (soprattutto B), ghiandole endocrine (es. ipertiroidismo), psicologiche o comportamentali ecc. Ai medici dentisti si richiede soprattutto il controllo dell'occlusione e l'uso di bite che funzionano da "poltrone" per i muscoli; che cioè possono mettere in rilassamento tutto l'apparato masticatorio. Solo dopo alcuni mesi di controllo e dopo le opportune valutazioni si potrà considerare la necessità di modifiche permanenti alla dentatura con l'ausilio di trattamenti ortodontici e/o protesici. 
Tutto questo per dire che se si è nella situazione di avere una malocclusione dentale sicuramente un supporto esterno può essere di aiuto ma prima di ogni cosa possiamo aiutarci da soli eliminando o limitando le abitudini sbagliate che amplificano il problema.

Quindi... non mastichiamo chewing-gum e, per quanto possibile, non mangiamoci le unghie...

... se poi la situazione di stress risulta essere eccessiva ricordiamoci dell'esistenza dei fiori di Bach e dell'omeopatia che sicuramente possono aiutarci a ristabilire un equilibrio psichico ed emozionale.
... e se qualcuno vi dirà che questi rimedi non funzionano, ricordatevi che il mancato raggiungimento dell'obiettivo nasce in realtà da una diagnosi errata in partenza per cui non è il rimedio a non funzionare ma l'intuizione di chi ve lo propone che, probabilmente, non è riuscito a trovare il vero problema che ha creato lo squilibrio...

tag: piedi, correzione piedi, postura, ginnastica posturale, trainer, lecce, donato, giannuzzi, dolori, schiena, cervicale, cervicalgia

La falsa sciatalgia: la sindrome del piriforme



Il dolore sciatalgico, spesso provocato da un'ernia discale, può anche essere causato dal muscolo piriforme divenuto così rigido e voluminoso da comprimere il nervo sciatico, scatenando dolori e parestesie alla regione glutea e alla porzione posteriore dell'arto inferiore. La sindrome del piriforme (SP), così fu definita per la prima volta da Yoeman nel 1928, nonostante venga spesso misconosciuta proprio per la presenza del classico dolore sciatalgico, sembra essere una causa non rara di dolore al gluteo e all'arto inferiore.Questa sindrome, che colpisce prevalentemente il sesso femminile (rapporto 6:1 con gli uomini), è in grado di scatenare dolori e deficit motori all'arto inferiore così importanti da impedire all'individuo il normale svolgimento delle attività lavorative e sportive e, nei casi più severi, da limitare le normali attività quotidiane.
Nonostante siano rari gli studi elettromiografici che dimostrano l'azione meccanica del piriforme, si ritiene che questo muscolo determini l'extrarotazione del femore, quando l'anca è in posizione zero e non soggetta a carico, e l'abduzione quando l'anca è flessa a 90°. Quando invece l'arto inferiore è sottoposto al carico, sembra che il piriforme intervenga per frenare la brusca rotazione interna del femore, ad esempio nella fase d'appoggio della corsa. Inoltre, quando l'inserzione sul femore è fissa, il piriforme è in grado di produrre un'importante forza rotatoria sull'articolazione sacro-iliaca, spostando la base del sacro in avanti e l'apice indietro rispetto alle ali iliache.
Il nervo sciatico può essere sia compresso dal muscolo piriforme contro l'arcata ossea del grande forarne ischiatico sia soffocato all'interno del ventre muscolare.

L'irritazione del muscolo piriforme è spesso conseguenza di un sovraccarico intenso e improvviso, ad esempio quando ci si trattiene dal cadere, o quando si tenta di frenare troppo rapidamente una rotazione interna dell'arto inferiore durante un cambio di direzione in corsa, o ancora quando, poggiando un peso al suolo, si abducono e si flettono le anche impegnando notevolmente entrambi i piriformi.

Sintomatologia

La sintomatologia della Sindrome del Piriforme può comprendere un rigonfiamento esteso dal sacro al gran trocantere, dolore e/o parestesie al tratto lombare, alla regione glutea, alla porzione posteriore della coscia e della gamba, alla pianta del piede, nonchè deficit motori.
Frequentemente tali sintomi si presentano in forma più acuta dopo un lungo periodo in posizione seduta, specie con il femore intraruotato, o dopo lo svolgimento di attività sportive e lavorative particolarmente intense.
La rotazione esterna del femore, visibile quando il soggetto in posizione supina atteggia il piede in extrarotazione, può essere un segno di tensione meccanica a carico del piriforme o di altri rotatori esterni dell'anca.
Tra i test clinici maggiormente citati in letteratura vi è il test di Freiberg, la cui esecuzione avviene con il paziente in posizione prona, flettendo passivamente il ginocchio a 90° e portando la gamba all'esterno per imprimere al femore una rotazione interna: lo stiramento del muscolo piriforme (che è un extrarotatore) scatena, in caso di positività del test, sia un dolore muscolare, sia un sintomo da compressione dello sciatico. Questo test permette inoltre di indagare il grado di estensibilità del piriforme e di altri rotatori esterni dell'anca.
Per testare in modo più analitico la tensione del piriforme, Saudek propone invece di posizionare il soggetto in decubito controlaterale, con l'anca e il ginocchio da valutare flessi a 90°, e di addurre passivamente il femore mentre si stabilizza il bacino.
Diversamente Pace e Nagle fanno eseguire al paziente una abduzione-extra-rotazione isometrica delle anche contro le mani dell'esaminatore dalla posizione seduta: il piriforme, aumentando il proprio diametro e la propria tensione durante la contrazione, può scatenare dolori miofasciali e di natura compressiva.

Trattamento:

1) Digitopressioni 
Nonostante rimangano ancora poco chiari alcuni aspetti circa l'efficacia del massaggio muscolare, è lecito affermare che questa terapia ha, tra i suoi effetti, la diminuzione della tensione muscolare e la disattivazione dei Trigger Point (TP) muscolari. Il massaggio del piriforme è stato dimostrato essere capace di diminuire la pressione di questo muscolo sul nervo sciatico e facendo regredire la sintomatologia dolorosa miofasciale. La compressione ischemica descritta da Travell nel 1952 consiste in una pressione esercitata sul TP muscolare, sufficientemente sostenuta e prolungata da inattivarlo. Rilasciando la pressione, la cute inizialmente impallidisce, poi manifesta un'iperemia reattiva: le alterazioni della perfusione della cute corrispondono molto probabilmente ad alterazioni che sembrano essere responsabili dell'efficacia di questa manovra. Nell'applicare la compressione ischemica, il muscolo deve essere stirato fino a far avvertire al soggetto un lieve indolenzimento: il pollice, o entrambi tenuti sovrapposti, vengono utilizzati schiacciando direttamente il TP per creare una pressione dolorosa ma tollerabile. Al diminuire del dolore avvertito dal paziente durante la seduta, o nel corso del ciclo di trattamento, la forza esercitata sul TP viene aumentata anche fino a 15 kg.

2) Stretching
Malgrado lo stretching non modifichi la resistenza all'allungamento del muscolo bersaglio, si verifica nel soggetto un aumento della tolleranza all'allungamento, che si traduce nella possibilità di allungare ulteriormente quel muscolo a vantaggio di un incremento articolare. Lo stretching statico permette inoltre di disattivare i Trigger Point attivi e latenti presenti nel muscolo, diminuendo progressivamente la sintomatologia dolorosa. L'adozione dello stretching nel trattamento della SP consente quindi di disattivare i TP attivi in questo rotatore esterno e di recuperare il normale allungamento del piriforme durante i movimenti di adduzione-intra-rotazione del femore.
Il muscolo viene lentamente stirato fino ad un punto di moderato dolore, mantenuto nella posizione raggiunta, quindi rilasciato: poichè il piriforme diventa un abduttore quando l'anca è flessa a 90°, è possibile ottenere il suo stiramento flettendo, adducendo e ruotando internamente l'anca, in posizione seduta, o in stazione eretta.
Una diversa posizione per stirare il muscolo piriforme è quella di mettere il soggetto sdraiato in posizione prona e con le ginocchio flesse a 90°, mentre l'operatore spinge le gambe all'esterno in una rotazione interna che determina lo stiramento di entrambi i piriformi.




tag: allungamento muscolare, sport, retrazioni, donato giannuzzi, traumi, postura, ginnastica, sciatica, piriforme