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giovedì 28 aprile 2011

Problematiche visive e postura

Le problematiche visive sono in grado di comportare disturbi posturali. 
Diversi studi hanno dimostrato che un'eccessiva tensione dei muscoli extraoculari (indotta tramite prismi o lenti mal centrate) è in grado di provocare rotazioni compensatorie della testa e conseguentemente della schiena. Un lieve astigmatismo o uno strabismo possono costringere il collo a una posizione scorretta con possibili ripercussioni che scendono fino ai piedi, i quali compensano modificando l'appoggio innescando così un circolo vizioso che porta a un progressivo peggioramento della situazione.
D'altro canto, talune alterazioni posturali, propriocettive muscolari ed esterocettive podaliche (appoggio podalico) nonchè problematiche dell'apparato stomatognatico, possono essere, a loro volta, causa di disfunzioni ottiche o coesistere con quest'ultime. In alcuni casi di strabismo, ad esempio, l'atteggiamento laterale viziato della testa sul collo ha valore diagnostico. Alterazioni posturali possono modificare il complesso meccanismo della visione binoculare. La visione fisiologica, infatti, è il risultato di una complessa azione sinergica di gruppi muscolari e di reazioni a stimoli neurologici. I muscoli oculomotori, oltre che con i muscoli oculari intrinseci e delle palpebre, funzionano in stretta sinergia con i muscoli facciali e del collo (i muscoli trapezio e sternocleidomastoideo possediono un'innervazione cranica, tramite l' XI nervo cranico o accessorio spinale). Circa il 20% delle fibre nervose derivanti dagli occhi formano sinapsi con neuroni provenienti da aree motorie prima di raggiungere la corteccia cerebrale. La corretta focalizzazione oculare arriva alla massima stabilità quando il bambino aquisisce una corretta sincronizzazione della deambulazione a circa 11-12 anni (i cinesi da tre millenni collegano occhio e piede con tre meridiani di agopuntura).
Nei casi in cui il problema visivo è primario rispetto a quello posturale, esso richiede un prioritario trattamento tramite riabilitazioni e cure oculistiche specifiche (i primi 4-6 mesi di vita risultano determinanti per lo sviluppo futuro della vista, pertanto la prevenzione gioca, come sempre e qui in modo particolare, un ruolo determinante). Viceversa, quando il difetto visivo ha origine posturale, la correzione tramite occhiali e la rieducazione visiva non saranno risolutivi, in quanto secondari nell'ambito di un programma di rieducazione posturale.
Da ricordare, infine, che problematiche oculomotorie possono avere origine vestibolare e difetti della vista possona derivare da stress, stati depressivi, stanchezza ecc. nonchè da alimentazione scorretta.

a cura di Giovanni Chetta 
tag: piedi, correzione piedi, postura, ginnastica posturale, trainer, lecce, donato, giannuzzi, dolori, schiena, cervicale, cervicalgia

Il piede e la postura

Il piede è un capolavoro unico di architettura o meglio di bio-meccanica; in uno spazio estremamente piccolo si concentrano: 26 ossa, 33 articolazioni, 114 legamenti, 20 muscoli, 250.000 ghiandole sudorifere.
La complessità strutturale del piede è dovuta alle sue funzioni, molteplici e soprattutto molto precise; infatti una struttura così piccola riesce ad adattarsi a situazioni diverse, affrontando terreni impervi, come quelli montani, senza farci cadere, oppure correndo in pianura, per arrivare a mantenere il corpo in equilibrio su superfici molto piccole, come nel caso degli acrobati. Appare chiaro che il piede, fulcro principale del nostro organismo, presieda alla: stabilizzazione della stazione eretta, propulsione e movimento; adattamento della marcia sul terreno, coordinazione della postura.

Anatomicamente il piede si divide in 3 parti:

  • Avampiede – formato dalle dita e dai metatarsi;
  • Mesopiede - formato dalle ossa che si trovano in mezzo al piede;
  • Retropiede – la parte terminale, di cui il calcagno è il pilastro.

Il piede è collegato alla gamba e al resto del corpo dai legamenti, articolazioni e muscoli.
Mentre ci muoviamo, dalle dita al polpaccio si mette in azione una fitta rete di muscoli, che prendono rapporto con il ginocchio sino alla colonna vertebrale e all’articolazione temporo-mandibolare.
Ecco perché un appoggio al suolo scorretto si ripercuote ovviamente sul piede, ma anche sul ginocchio, sulla colonna vertebrale ed oltre, determinando delle tensioni che possono essere causa di dolori quali: cefalea, sciatalgia, mal di schiena, algie alle gambe (solo per citarne alcuni).
La postura è di vitale importanza ai fini di un corretto equilibrio dell’organismo e per ridurre l’incidenza di diverse malattie.
Il sistema posturale è un insieme molto complesso che schematicamente si compone da: sistema nervoso centrale e periferico, il piede, i muscoli, le articolazioni, l’occhio, il sistema cutaneo, l’apparato stomatognatico (sistema occlusale e lingua), l’orecchio interno.
Il sistema nervoso centrale utilizza le informazioni ricevute da occhio, pianta dei piedi e cute in primo luogo, per avere la consapevolezza della posizione del corpo nello spazio e poter impostare correttamente quanto voluto nei confronti del mondo esterno e di se stesso.
Se, nel tempo, sorgono problemi a qualsiasi livello, in un primo momento il sistema descritto cercherà di “compensare” in qualche modo, fino a quando potrà, ma successivamente a questi aggiustamenti si potranno verificare alcune delle seguenti patologie:
vizi di appoggio plantare, spalla più alta, rotazioni del bacino, atteggiamenti scoliotici, testa inclinata. I pazienti lamenteranno nel tempo: cefalee, cervicalgie, nevralgie, difetti di masticazione e di occlusione dentale, click mandibolari, dorsalgie, lombalgie e lombosciatalgie.
CORRELAZIONE TRA PSICOLOGIA E POSTURA

Spesso le tensioni muscolari sono sentite come “come corde di violino”.
Questi muscoli "tesi come corde di violino" avrebbero la funzione di inibire processi emozionali.
L'emozione rappresenterebbe la fase "preparatoria“ di un sentimento. Per esempio la rabbia, con la sua tensione preparatoria, genera tra le altre cose una "preparazione" all'attacco, cioè al comportamento aggressivo vero e proprio. Pertanto come si può inibire tale preparazione all'azione? Facendo forza su se stessi mediante una contrazione continua e quindi spastica dei muscoli; tutto ciò nel tempo porta ad una variazione della normale fisiologia muscolare che si evidenzia appunto in una contrazione spastica e quindi continua.
A causa della cronica contrazione, il processo emozionale, la rabbia, non vengono totalmente eliminati, anzi bloccati, ma sono sempre presenti, anche se il soggetto non ne ha consapevolezza. La contrazione muscolare diventa contrazione "cronica" (o vera e propria contrattura) che blocca, dalla periferia del corpo, ogni evoluzione spazio-temporale dell'emozione medesima. Ecco dunque che cosa sono "i muscoli tesi come corde di violino": contrazioni muscolari croniche che hanno lo scopo di impedire che il soggetto “viva” e “senta” consapevolmente e “agisca” le sue emozioni.
A questo proposito l'esperienza clinica insegna che "sciogliere" tali contrazioni croniche non è semplice, perché esse devono essere considerate alla stessa stregua di meccanismi di difesa, che sono divenuti componenti stabili della personalità dell'individuo.
Il soggetto pertanto tende a impedire, in modo automatico, che manipolazioni meccaniche esterne modifichino tali contratture muscolari. Si tratta, va ripetuto, di vere e proprie resistenze al cambiamento, che sono in qualche modo divenute costituenti stabili della personalità. Inoltre, sempre sulla base dall'esperienza clinica, risulta che, spesso, quando la manipolazione della contrattura ha successo, essa riappare.
Non esiste una postura “ideale” uguale per tutti ma una postura sana e funzionale. Una tale postura è quella che dà all’individuo un buon appoggio con rimbalzo e scarico del peso sui piedi e dai piedi a terra.
È stato ad esempio osservato come donne che soffrono di dolori mestruali, scarichino il peso corporeo nella zona interna del piede; che gli anziani senza prospettive future poggiano il peso sul tallone che rappresenta concretamente più che mai il passato ormai certo e rassicurante, etc.
La postura è quindi il modo di “stare al mondo”, non è soltanto la risultante di complessi meccanismi neuro-fisiologici e bio-meccanici, ma è altresì l’espressione del proprio modo di gestire le emozioni.

VARICI E POSTURA

Le gambe gonfie costituiscono un problema molto fastidioso e diffuso; le cause più frequenti sono rappresentate dalla insufficienza venosa (vene varicose) e dalla alterata abituale posizione del corpo (postura alterata), o da entrambe le due situazioni.
Mentre la prima è legata alla costituzione, alla ereditarietà e quindi non è possibile evitarla, la seconda può essere, se non evitata, almeno corretta con una adeguata ginnastica detta posturale.
Tutte le patologie che modificano i rapporti tra i vari segmenti ossei come: scoliosi, accorciamenti traumatici di un arto, posizioni prolungate che comportino uno squilibrio di funzione delle colonna o del bacino, provocano a loro volta un disquilibrio del bacino con insufficiente svuotamento venoso a carico della pianta del piede. Questa insufficienza venosa su base “posturale” è molto spesso reversibile senza dover ricorrere a cure chirurgiche o lunghe terapie farmacologiche; basterà, in casi selezionati, modificare adeguatamente la postura per ottenere una buona correzione dell’appoggio plantare, in modo da ridurre gli atteggiamenti comportamentali sbagliati agendo sul tono muscolare.

PREVENZIONE POSTURALE

Determinante è la prevenzione sulle persone di qualsiasi età ed in particolare durante la:

  1. età evolutiva (per non far cronicizzare errati atteggiamenti posturali)
  2. età adulta (per correggere errati appoggi plantari).

Sarà quindi opportuno effettuare:
a) indagini periodiche per la valutazione dell’appoggio
b) valutare la evoluzione nel tempo della ortesi plantare che stabilizza l’appoggio del calcagno e distribuisce uniformemente il carico sulle teste metatarsali, compensando in tal modo uno scorretto (instabilità posturale) appoggio del piede.

Attualmente ci si avvale di una strumento, il baropodometro elettronico (BPE), che offre la possibilità di valutare soggetti affetti da disturbi posturali, sia in fase statica (in piedi da fermi) che durante la deambulazione.
Sono tante le patologie che possono avvantaggiarsi di un esame posturale, tra queste a titolo di esempio si ricordano: dismorfismi e paramorfismi del rachide, spondilolisi e spondilolistesi, displasia congenita dell'anca, ginocchio valgo, piede torto congenito, alluce valgo, artrosi, esiti di noxae traumatiche (fratture, lussazioni, distorsioni, lesioni muscolari e tendinee), malocclusioni, bruxismo e nel campo estetico l’insufficienza venosa, l’adiposità localizzata e la cellulite.

LA PEDANA BAROPODOMETRICA

Il baropodometro rileva la distribuzione della pressione esercitata dal corpo sulla pianta del piede, trasmettendo tali informazioni ad un software che provvede a fornire il relativo riscontro visivo.
Il paziente è invitato a calpestare una pedana, costituita da centinaia di microsensori, scalzo o con calzature, semplicemente stazionandovi sopra per alcuni secondi (rilevazione in statica), o camminando per circa 2 metri (rilevazione in dinamica. Fig. 1).


FIG. 1

I microsensori trasmettono al computer le informazioni relative alle pressioni del piede, visibili sul monitor del pc. Si passa alla terza fase, con la costruzione del plantare idoneo a compensare i difetti di appoggio del paziente.

Grafica dell’appoggio plantare normale: esame in statica, pressione massima (rosso), pressione media (verde), pressione minima (blu) (Fig. 2)


FIG. 2

La statica normale prevede una mappatura con rosso solo nel retropiede bilateralmente e centralmente, verde nella parte anteriore trasversalmente e bilateralmente, blu al bordo laterale del mesopiede e intorno a zone di colore verde o rosso (Fig. 2).
La mappatura permette di evidenziare, rispetto al piede normale, zone di ipercarico o ipocarico, secondo un codice a colori.
L’atteggiamento posturale, tenuto dal soggetto durante l’appoggio statico-dinamico, può essere studiato con telecamera mediante apposizione di marker sulla cute per lo studio di:

a) dismetrie degli arti
b) scoliosi
c) intra-extrarotazioni di assi corporei

Appare chiaro, come una postura equilibrata sia di vitale importanza per un organismo sano. L’economia generale organica risentirà a vari livelli di una postura non corretta. Così l’adolescente potrà avere, a causa di postura scorretta, delle serie ripercussioni sulla sua crescita, mentre le performance dello sportivo saranno ridotte. I dolori della colonna vertebrale e le algie muscolari nei lavoratore peggioreranno, nel caso di un cattivo appoggio plantare, il quale, inoltre sarà responsabile di peggioramenti della patologia venosa e adiposa-cellulitica tanto nell’adolescente quanto nella donna matura. Per evitare i problemi sopra elencati ed altri di vario ordine, è opportuno che tanto l’adolescente quanto l’adulto si sottopongano a controlli posturali. Tutto ciò permetterà di valutare l’eventuale necessità di un’ortesi plantare per correggere i difetti suindicati effettuando quindi vera e propria terapia della postura. Parimenti importante sarà la prevenzione intesa così come la valutazione nel tempo della correzione dell’appoggio con ortesi.


a cura del Prof. Maurizio Fraticelli



martedì 19 aprile 2011

La legge delle compensazioni

In un solido costituito da un blocco unico, il baricentro ha una posizione fissa inamovibile.
In un solido articolato, come quello del corpo umano,  il baricentro è la risultante di tutte le posizioni nello spazio dei centri di gravità delle parti che lo compongono.
Quindi il baricentro del corpo umano in posizione eretta si sposta in funzione delle diverse posizioni segmentarie.
Da questa nozione deriva la "legge delle compensazioni" secondo la quale affinchè il corpo in posizione verticale resti in condizioni di equilibrio, ogni disequilibrio dovrà essere compensato da un disequilibrio opposto sullo stesso piano e della stessa entità.
Quindi si può affermare che in posizione verticale non esistono disequilibri segmentari senza compensazione.
Da ciò scaturisce che le posizioni umane non sono posizioni fisse ma sono degli equilibri controllati fatti di disequilibri permanenti che si correggono e si compensano.
E' questa meccanismo che determina l'oscillazione perenne del corpo umano sulla sua base.

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lunedì 18 aprile 2011

Il dolore al fianco (fegato)



fegato 
I dolori addominali sono un problema molto comune tra i runner. Essi di solito vengono indicati con il termine "dolore al fianco destro" o anche, vista la posizione, "dolore al fegato", anche se in realtà non è detto che il fegato sia veramente coinvolto nel problema. Il dolore, spesso così intenso al punto da impedire il gesto atletico, può avere diverse cause. In genere insorge improvvisamente durante la corsa e si evidenzia quando l'impegno dell'atleta è abbastanza intenso, mentre diminuisce rallentando il ritmo. Si calcola che almeno un terzo degli atleti abbia sofferto almeno qualche volta di questo disturbo. La corsa è lo sport più soggetto a questo problema, anche se può interessare in misura minore anche i ciclisti. Poiché le cause possono essere molteplici, e dare luogo a sintomi di diversa entità, per capire qual è veramente il problema che origina il dolore occorre andare per esclusione, partendo dalle ipotesi più facilmente eliminabili fino d arrivare a quelle che comportano indagini cliniche per escludere patologie più rilevanti. Vediamo in dettaglio le cause più comuni. 
Debolezza muscolare - Nei principianti un mancato equilibrio nell'azione fra i muscoli e i legamenti che tengono in sede il fegato e la cistifellea possono creare traumi e spasmi che si evidenziano durante lo sforzo massimale.  Anche il diaframma può essere coinvolto, in quanto il soggetto non riesce a gestire con equilibrio la respirazione affannosa e coinvolge quindi nel dolore il diaframma, un muscolo che separa la cavità toracica da quella addominale e che viene prevalentemente usato nella respirazione "bassa" (detta appunto addominale o diaframmatica). Il dolore al diaframma cessa non appena la respirazione si fa più lenta e/o regolare e quindi basta rallentare per avere sollievo. Non appena il soggetto comincia ad acquistare maggior controllo sulla respirazione e a raggiungere un equilibrio anche sotto sforzi massimali, il disturbo scompare. Infine, anche una debolezza dei muscoli dorsali può essere la causa di un dolore al fianco. 
L'assunzione di carboidrati prima dello sforzo - In soggetti predisposti, anche due-tre ore prima della corsa l'assunzione di carboidrati, a causa del lavoro epatico che comporta, provoca mal di fegato. L'alimentazione può essere responsabile non solo immediatamente prima dell'allenamento, ma in generale, se è troppo sbilanciata a favore dei carboidrati, può dare origine a fenomeni di eccessiva motilità intestinale che possono tradursi anche in spasmi muscolari localizzati, spesso a livello del primo tratto intestinale (duodeno), spasmi che sono percepiti come dolore al fianco. Analogamente, una dieta troppo sbilanciata a favore dei grassi può dare dolorabilità epatica che si evidenzia sotto sforzo. 
L'uso immotivato di integratori - Assumere aminoacidi ramificati e/o creatina prima di prove che richiedono un impegno breve (fino all'ora) e quasi-massimale può portare alla dolorabilità epatica a causa del tentativo di metabolizzare le sostanze mentre si sta correndo. 
Il sovrappeso - Correre in sovrappeso di parecchi chili può causare una eccessiva sollecitazione meccanica della muscosa intestinale, che ha come effetto il rilascio di prostaglandine e di una sostanza particolare (VIP, vasoactive intestinal peptide) che provocano spasmi e dolori. Spesso al termine della corsa il dolore di diffonde a tutto il colon e si possono avere episodi di diarrea. 
La compressione o la mobilità della cistifellea - Gli spasmi funzionali della cistifellea che non sono avvertiti se non raramente a riposo, ma sono esaltati dal movimento sussultorio della corsa.  Ciò può essere dovuto a un'eccessiva sensibilità della cistifellea alla produzione ormonale coinvolta nello sforzo fisico o a un alterato quadro ormonale generale. Lo spasmo della cistifellea può essere dovuto anche a un'eccessiva produzione o a una minore fluidità della bile. 
L'assunzione di bevande alcoliche e/o di farmaci - Alcuni farmaci affaticano il fegato che, sollecitato dalla corsa, diventa particolarmente dolorabile. Nei foglietti illustrativi di quasi tutti i farmaci esistono le classiche controindicazioni epatiche e renali, per cui è spesso ottimistico attribuire il mal di fegato al farmaco. Basta comunque fare una controprova correndo alla stessa intensità senza assumere il farmaco eventualmente incriminato e vedere se il dolore ricompare. Un uso troppo frequente di antinfiammatori può essere la causa di un'infiammazione del duodeno (al punto successivo). 
Una duodenite o una colite - Il duodeno è il tratto iniziale dell'intestino tenue che si estende dal piloro con una parte dilatata (bulbo duodenale). Secerne la secretina che neutralizza l'acidità del chimo, è lungo 30 cm, ha un decorso ad ansa, circonda la testa del pancreas e culmina con una ripiegatura detta ansa digiuno-duodenale. Nel duodeno si versano la bile, tramite il dotto coledoco, e il succo pancreatico per mezzo del dotto di Wirsung. Un carattere che lo differenzia dal resto dell'intestino è la sua fissità. La prima parte del duodeno corrisponde all'ilo del fegato e un'infiammazione del duodeno può essere scambiata per un dolore al fegato. Spesso l'origine della duodenite è lo stress, altre volte è associata a forme di gastrite (vedi punto successivo) In alcuni casi la corsa stessa può produrre l'irritazione del duodeno. A differenza delle altre cause, se il responsabile è il duodeno, anche dopo lo sforzo si avverte un leggero fastidio nella zona interessata. Anche la colite può essere indirettamente causa del dolore che compare sotto sforzo. 
Una gastrite - La gastrite è un problema che interessa principalmente lo stomaco, quindi la si esclude spesso in questo contesto in quanto il dolore è localizzato più in basso e a destra. Tuttavia, il confine tra duodenite e gastrite non sempre è netto e il dolore percepito potrebbe essere in realtà causato da una patologia dello stomaco o del piloro. In questo caso, specie se il dolore al fianco permane per parecchio tempo, può essere utile escludere una possibile gastrite, anche per evitare che degeneri nel tempo in una malattia più importante come l'ulcera.
La strategia per risolvere il problema
Dal momento che le cause possono essere molte, la giusta strategia è quella di escluderle a partire da quelle più semplici da gestire fino a quelle più serie. 
Intervenire sull'alimentazione - Una regime dietetico bilanciato, con un'assunzione dei carboidrati limitata al 55-60% e dei grassi al 25-30%. Anche eliminare alcuni cibi e bevande che hanno l'effetto di sollecitare l'apparato gastrointestinale può essere efficace: è sufficiente togliere tè, caffè (specie se assunto a digiuno), cioccolato, frutta secca. La limitazione del sovrappeso è certamente utile. 
Rinforzare la muscolatura - Occorre fare sedute giornaliere (di crescente intensità, fino ad arrivare ad almeno mezz'ora) per rinforzare gli addominali (il retto e gli addominali obliqui), i dorsali e i muscoli coinvolti della torsione del tronco; in particolare, occorre fare esercizi di torsione e rotazione del tronco nel lato opposto al dolore (quindi se il dolore è al fianco destro, occorre fare rotazioni a sinistra). 
Esercizi di respirazione - Se il problema è dovuto a un'eccessiva compressione del diaframma, possono essere utili esercizi di respirazione, come quelli effettuati dai cantanti lirici per rinforzare questo muscolo. 
Integratori e farmaci - Sospendere le integrazioni di aminoacidi ramificati e/o creatina ed evitare un uso troppo indiscriminato di antinfiammatori.  
Altri esami specifici - Se si sospetta una duodenite o una gastrite, occorre indagare sulla presenza  dell'Helicobacter pylori, oggi rilevabile con semplici test ambulatoriali. Il test più affidabile a questo scopo è il breath test. Se si sospetta che il problema sia dovuto a una sofferenza epatica o della cistifellea, si può verificare con un'ecografia che non ci siano calcoli. Infine, uno screening completo di esami del sangue (transaminasi, bilirubina, Gamma-GT) per valutare la funzionalità del fegato può mettere in luce eventuali patologie non sospettate.
Alcune delle strategie evidenziate (intervento sull'alimentazione, rinforzo della muscolatura) ovviamente non hanno effetto immediato; per questo motivo, come terapia temporanea, potrebbe essere utile assumere farmaci antispastici o contro gli spasmi della cistifellea. Poiché molte patologie (duodenite, colite, gastrite), possibili cause del dolore, sono associabili a un eccessivo stress, anche una revisione dello stile di vita volto ad eliminare le fonti di stress psicologico può essere molto utile per risolvere il problema, oltre che per migliorare sensibilmente la qualità della vita. 
Copyright by THEA 2004

domenica 10 aprile 2011

Muscoli Tonici (della statica) e Muscoli Fasici (della dinamica)

Le caratteristiche dei muscoli tonici sono le seguenti:
- hanno funzione di sostegno (e quindi governano la postura)
- hanno fibre corte disposte obliquamente
- contengono più fibre rosse e quindi fibre più lente
- hanno molto tessuto connetivo (sono più fibrosi)
- si affaticano tardivamente
- si contraggono più lentamente
- reagiscono al carico errato con accorciamento e con peggioramento funzionale
- in genere sono localizzati più profondamente e medialmente
- generalmente appartengono al gruppo degli estensori - antigravitazionari
- sono più forti di quelli fasici
- esprimono la massima potenza a velocità di contrazione moderata
- se inattivi si irrigidiscono molto velocemente ma difficilmente divengono deboli
- tendono ad accorciarsi a causa della continua tensione a cui sono sottoposti

Le caratteristiche dei muscoli fasici sono invece le seguenti:
- hanno funzione di movimento (dinamici)
- contengono più fibre muscolari bianche per cui più rapide
- hanno meno tessuto connetivo
- si affaticano precocemente
- si contraggono più rapidamente
- reagiscono al carico errato con indebolimento e peggioramento funzionale
- in genere sono localizzati più superficialmente e più lateralemente
- generelmente appartengono al gruppo dei flessori
- sono più deboli dei tonici
- esprimono la massima potenza a velocità di contrazione elevata
- se inattivi diventano deboli
- tendono ad allungarsi e rilasciarsi con l'inattività


tag: piedi, correzione piedi, postura, ginnastica posturale, trainer, lecce, donato, giannuzzi, dolori, schiena, cervicale, cervicalgia

lunedì 4 aprile 2011

Rapporto "funzione" e "struttura"

Nella società odierna assume grande importanza l'analisi ergonomica delle diverse attività professionali, di studio ma anche delle posizioni assunte dal corpo durante il riposo. Questo perché spesso i soggetti, soprattutto i più giovani, incorrono in patologie rachidee paramorfiche e dismorfiche a causa di un atteggiamento posturale errato.
Busquet afferma che : "In uno schema fisiologico la funzione governa la struttura. In uno schema patologico la struttura governa la funzione".

Proprio una postura errata può causare una modificazione strutturale tale da determinare una iper o ipofunzionalità dei distretti muscolari.
La postura corretta e' quella che consente la maggior economia energetica e l'assenza di dolore.
L'uomo oscilla attorno al proprio asse di gravità per consentire il mantenimento dell'equilibrio;per potersi equilibrare l'uomo ha dei recettori meccanici,sensitivi interni ed esterni che permettono il mantenimento della postura. L'alterazione di uno dei meccanismi informazionali-emozionali andra' ad alterare la postura e l'equilibrio sullo schema Equilibrio- Economia-Assenza di Dolore, che diventerà a sua volta Squilibrio-Costo energetico-comparsa e stabilizzazione del Dolore, con ripercussioni negative sulla vita di tutti i giorni.
Per riportare una postura corretta si interviene con una tecnica di allungamento muscolare che, non agisce sul singolo distretto, bensì considera il corpo in un’ottica globale e lavora le catene muscolari identificate gia’ nel 1937 dalla fisioterapista Francoise Mezieres.
Questa tecnica è particolarmente indicata per i soggetti che conducono una vita sedentaria, che sono impegnati in un lavoro che impone una cattiva ergonomia ed una postura sovraccaricata (catene di montaggio, guida di automezzi, utilizzo di computer in maniera asimmetrica ecc.), che soffrono di problemi circolatori, sia a carico del sistema venoso che linfatico, ed è altresi indicato per gli atleti dilettanti e professionisti, poichè il piu' piccolo squilibrio posturale produce rischi da trauma (stiramenti,fratture, minor resistenza alla fatica, ecc.) o tensione anomale dei muscoli che, non potendo sostenere una spesa energetica alta si fibrotizzano,dando luogo a retrazioni muscolari,che andranno a produrre danni notevoli sulla performance.