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lunedì 17 dicembre 2012

Lo Psoas-Iliaco in una visione globale

L'intero sistema muscolare si comporta come una unica grande unità contrattile. La contrazione di una parte di essa determina modificazioni evidenti o poco percettibili in tutti gli altri distretti corporei. Vari autori hanno raggruppato i muscoli in catene muscolari. Le maggiori variazioni e relazioni avvengono tra muscoli della stessa catena. Secondo la metodica Mezieres le catene muscolari sono quattro. Il muscolo Ileo Psoas fa parte assieme al Diaframma della catena muscolare antero-interna del nostro corpo. Questi due muscoli hanno delle intime connessioni tanto da poterli considerare come un'unica unità funzionale. Alla contrazione del diaframma si può associare una co-contrazione dell'ileo psoas e viceversa. Una contrattura del diaframma determina una lordosi alta e corta tendente verso l'alto, mentre una retrazione dello psoas genera una lordosi più estesa orientata verso il basso.
Se a soggetti in tali condizioni chiediamo loro dalla posizione supina di elevare l'arto inferiore, notiamo spesso come alla realizzazione del gesto si associ un apnea. Essa è conseguente ad un blocco inspiratorio, sinonimo della co-contrazione del diaframma durante il movimento. Viceversa, sempre a paziente supino, se chiediamo una inspirazione forzata, noteremo un aumento della lordosi lombare e/o una leggera flessione anteriore del femore sul bacino, espressione questa volta della contrazione dell'ileo psoas. Questi due muscoli, secondo Mezieres, agiscono in sinergia con l'insieme dei muscoli posteriori della colonna. Considerando l'azione di un muscolo si deve tener conto che questa varia a seconda dei punti fissi e mobili. La funzione del muscolo dipenderà quindi dall'obiettivo prefissato nell'analisi – osservazione posturale ed i punti di applicazione delle forze cambieranno in base ad esso. Se i punti fissi sono il bacino ed il rachide, la contrazione isotonica dell'ileo psoas determina una flessione ed una extra rotazione femorale. Se il punto fisso è il femore, la sua contrazione isotonica determina la flessione in avanti e/o laterale del tronco a seconda dell'attivazione mono o bilaterale del muscolo. Gli accorciamenti muscolari hanno però un riflesso differente sui segmenti ossei. La retrazione permanente di un muscolo porterà all'avvicinamento delle inserzioni muscolari con riduzione della fisiologica distanza e dei normali rapporti articolari.
La variazione posturale determinata dall'accorciamento relativo dell'ileo psoas potrà essere valutata ed identificata facilmente in posizione supina dall'aumento della lordosi lombare e/o da una leggera flessione – extra rotazione femorale. Le lordosi sono sempre le deformazioni primarie da controllare e contrastare.
Muscoli della catena principale anteriore secondo Mezieres:

- Scaleni
- Intercostali
- Sistema fibroso profondo che tiene spesso il Diaframma e la massa viscerale
- Psoas
- Adduttori dell'anca
- Tibiali

La retrazione della grande catena anteriore ci curva in avanti. Stiramento "fisiologico" della catena anteriore con messa in tensione globale e assetto posturale generale: la retrazione degli adduttori dell'anca e degli psoas comporta un eccesso di adduzione delle cosce. La rigidità dei muscoli anteriori della gamba impedisce l'estensione completa dei piedi. 
Per allungare la catena anteriore bisogna:
- allargare gli arti inferiori, 
- allargare i piedi in estensione (equino), 
- insistere sulla rotazione esterna delle ginocchia. 
Ogni tentativo di allungare gli adduttori basculla il bacino in avanti, incava la regione lombare e fa salire la parte bassa del torace. Lo stiramento è quindi inefficace e in più causa malformazioni. La retroversione del bacino con il mantenimento della regione lombare al suolo e abbassamento del torace attraverso un'espirazione profonda, permettono un reale allungamento degli adduttori.
Catena Antero-Interna delle anche: fanno parte di suddetta catena gli Ileo Psoas e adduttori dell'anca. La catena antero-interna delle anche accentua la zona lombare, bascula il bacino in avanti e limita l'abduzione dei femori. 
Concludendo in riferimento a tutto quello descritto fin'ora, ed in particolare alle diverse e controverse azioni dello psoas iliaco e il suo particolare decorso anatomico, gli esercizi di stretching proposti di norma con un'ottica settoriale e monoarticolare hanno un'efficacia spesso limitata, se non nulla. 
Vediamo un approccio più globale e più funzionale, che porta spesso a risultati migliori da un punto di vista della flessibilità muscolare, in un'ottica posturale globale e con applicazione funzionale nella postura eretta di tutti i giorni, tipica dell'essere umano.

Roberto Bucosse
dott. in Scienze Motorie

Olio da cucina: perché quello extravergine di oliva è il migliore

L’olio extravergine di oliva ha un sapore inconfondibile, oltre che aromi e profumi diversi, in base alla qualità e al territorio di provenienza. Diversamente dagli altri oli vegetali proviene dalla spremitura meccanica di un frutto, appunto l’oliva, e lo sapevate che si tratta anche di un Alimento Funzionale? E’ ormai scientificamente dimostrato il suo potere terapeutico, proprio perché dotato di evidenti effetti benefici per la salute. Quindi attenzione a seguire diete troppo povere di grassi, nonché dannose e inutili. Ricordiamo infatti che così facendo mettiamo a rischio l’equilibrio del sistema nervoso e l’integrità della pelle, quindi in sostanza la nostra lucidità mentale e la bellezza. Dunque via libera all’olio extravergine di oliva che renderà tutti i piatti più gustosi, senza farci ricorrere a condimenti elaborati e dannosi, così che la nostra dieta possa diventare più saziante e piacevole pur mantenendo in equilibrio la glicemia e quindi sotto controllo il rilascio di insulina, l’ormone coinvolto nell’accumulo del grasso localizzato. Inoltre l’olio di buona qualità è anche un alimento essenziale nella prima infanzia, perché la composizione degli acidi grassi è simile a quella del latte materno. Ma perché l’olio extravergine di oliva è così buono per la salute? Se lo usiamo a crudo, come condimento, possiamo sfruttarne le note proprietà antiossidanti e anti-età grazie alla vitamina E presente in forma bioattiva (alfa-tocoferolo), agli acidi grassi essenziali omega 3 e 6 (linoleico e linolenico), ai composti polifenolici e allo squalene che contrasta l’invecchiamento cutaneo. Inoltre ricordiamo che le vitamine A, E, K e D contenute negli alimenti, essendo liposolubili, non possono essere assorbite in mancanza di grassi. Di conseguenza, anche il Calcio, in assenza di olio, viene mal assimilato in quanto la vitamina D ne regola l’assorbimento. E se poi vi dicessi che l’olio di oliva riduce il colesterolo? Sembra un paradosso e invece è proprio così: tra i fitosteroli in esso contenuti, il beta-sitosterolo riduce l’assorbimento del colesterolo, mentre gli alcoli terpenici ne migliorano l’escrezione. Poi ancora, le sostanze aromatiche favoriscono la secrezione di pepsina, enzimi pancreatici e della bile con effetto disintossicante e lassativo, mentre l’oleocantale è un toccasana per chi soffre di esofagiti e gastriti, poiché ha effetti protettivi su tutte le mucose, a partire dalla bocca e fino all’intestino. Per finire, è molto importante sapere che le sostanze antitumorali contenute nell’olio extravergine quali secoiridoidi, lignani, idrossitirosolo e tirosolo, sono più efficaci se assimilati insieme ad alimenti ricchi di fibra. Ecco perché aggiungere l’olio alle verdure rappresenta una perfetta sinergia per la salute, con importanti effetti anticancro. Ma quante ne volete allora dall’olio d’oliva? A questo punto, conservate tranquillamente il vostro elisir e che sia ben chiuso e al riparo da luce e calore, poiché un extravergine di qualità mantiene intatte tutte le sue proprietà per molti mesi e magari ogni tanto possiamo concederci anche qualche “buon” fritto, nel senso che potrà essere tale solo nel caso in cui l’olio sia di ottima qualità extravergine, infatti non contiene grassi idrogenati come la maggior parte degli oli raffinati sia di semi che di oliva e l’acido oleico (monoinsaturo), di cui è tipicamente ricco, è il più stabile anche a elevate temperature. 

www.rimedialnaturale.it

domenica 16 dicembre 2012

Il muscolo diaframma...questo sconosciuto

La medicina tradizionale ha diviso il corpo in tante specializzazioni: per il cuore ha il cardiologo, per le ossa l'ortopedico, per la pelle il dermatologo e così via... e per il diaframma??? 
... che è l'organo vitale per eccellenza mediante il quale respiriamo??? 
....quale specializzazione c'è???


Il diaframma è un muscolo strano, quasi invisibile, una sorta di lenzuolo tenuto ai bordi da tante mani.
Nella cultura occidentale ci hanno sempre insegnato che bisogna stare con la pancia in dentro e petto in fuori...e questo determina però una pessima capacità respiratoria perchè il diaframma tende a "bloccarsi" e a non espletare la sua funzione principale: permettere una respirazione naturale.
Quando il diaframma sale e scende, durante la respirazione corretta, attiva tutti gli organi interni, accarezza e massaggia il fegato, il cuore, i polmoni, lo stomaco e gli altri visceri, favorendo la peristalsi dell'intestino e del colon.
Da quanto detto si evince come l'attivazione corretta del muscolo diaframma favorisce tutti quei processi di autoguarigione del corpo.
Per non parlare del fatto che le sue inserzioni sul tratto cervicale, dorsale e lombare possono causare dolorie infiammazioni causati dalle sue retrazioni.

Concludendo, alla domanda "chi è lo specialista del diaframma?" possiamo sicuramente rispondere che l'operatore posturale non può che essere uno dei (pochi) possibili esperti del settore.




martedì 30 ottobre 2012

Lo Stomaco ribelle


 
Lo stomaco è un organo dell'apparato digerente che svolge la seconda fase della digestione successiva alla masticazione e deglutizione del cibo. Si suddivide in Cardias, la zona di transito tra stomaco ed esofago, che permette il passaggio del cibo imbevuto di saliva (bolo alimentare) in una sola direzione, dall'alto verso il basso, e ne impedisce il reflusso nell'esofago. Il Fondo che è una porzione a forma di cupola, che si appoggia posteriormente al diaframma, di solito piena d'aria e pertanto radiotrasparente. Il Corpo che è la porzione più ampia, caratterizzata da pareti con numerose pieghe che hanno lo scopo di rallentare il passaggio dei liquidi e del bolo alimentare. Il Piloro che è uno sfintere muscolare che collega lo stomaco al duodeno. È formato da fibrocellule muscolari circolari lisce ispessite intrecciate con alcune fibre muscolari oblique.
I gas generati dalla digestione del bolo tendono a risalire e concentrarsi nel fondo dello stomaco, che rappresenta l'area più superiore dell'organo. Nell'uomo lo stomaco ha un volume di 0,5 litri se vuoto, ed ha una capienza media, se completamente pieno, di circa 1-1,5 litri. Dopo un pasto normale, generalmente si espande per contenere circa 1 l di bolo, ma può anche arrivare a dilatarsi per contenerne fino a 4 l ed oltre, comprimendo però gli altri organi della cavità addominale e del torace.
In primavera e comunque nei cambi stagionali, tendono a riacutizzarsi una serie di disturbi e patologie legate allo stomaco come ad esempio il reflusso gastroesofageo e la gastrite ipersecretiva.
Il reflusso gastroesofageo, in pratica la risalita nell'esofago del succo acido dello stomaco, è un evento che accade di tanto in tanto anche negli individui sani, particolarmente nel corso del primo anno di vita, e nell'adulto, nelle prime tre ore dopo i pasti. I medici parlano di malattia da reflusso quando, al contrario, il numero dei reflussi, la quantità e qualità del materiale refluito, procurano fastidiosi e persistenti disturbi o, peggio, causano lesioni esofagee. I rigurgiti ripetuti, notturni e accompagnati da pirosi e dolore epigastrico e talora scialorrea , sono caratteristici della malattia da reflusso. Spesso il reflusso è accompagnato da particolari sintomi non sempre facilmente riconducibili ad un problema di stomaco come ad esempio dolori toracici e aritmie cardiache che possono essere scambiate per una malattia di cuore, tosse secca e insistente, accessi d'asma, o ancora raucedine o dolore alla deglutizione.
Tutti questi disturbi possono essere causati dai succhi acidi dello stomaco che, tornando indietro, irritano i nervi dell'esofago, influenzano la funzione del cuore, infiammano le corde vocali o, dopo essere stati aspirati in piccolissime quantità nei bronchi, scatenano accessi asmatici o polmoniti ricorrenti.
La gastrite invece è caratterizzata da una infiammazione della mucosa gastrica causata da una ipersecrezione di acido cloridrico che viene prodotto dalle cellule dello stomaco per la digestione dei cibi. Questa ipersecrezione può avere diverse cause: cattive abitudini alimentari, vita stressante, pasti veloci, ansia e tensione. Nei casi più gravi occorre utilizzare la terapia farmacologica che blocca la produzione di acido cloridrico, ma nei casi più lievi è consigliabile adottare alcuni accorgimenti e utilizzare rimedi naturali.
Sia nel caso di reflusso che per chi soffre di gastrite è consigliabile suddividere l'alimentazione in 4-5 piccoli pasti piuttosto che in 2-3 pasti abbondanti che gonfiano lo stomaco favorendo il reflusso o rallentando eccessivamente il transito nello stomaco. Inoltre occorre individuare gli alimenti verso cui si è intolleranti o comunque eliminare i cibi eccessivamente acidi come caffè, tè, cacao, pomodoro, zuccheri, grassi come panna, mascarpone e latte, agrumi, bevande gassate, alcool, e pane che spesso fermenta gonfiando lo stomaco. Preferire la verdura cruda ma compatta (carote, sedano, finocchio, ravanelli, cipolla) ed evitare quella in foglia (lattuga e insalata) perchè se non viene sminuzzata in maniera adeguata fermenta e gonfia lo stomaco (gli erbivori hanno tre stomaci per digerire le foglie e una dentatura che “macina” le fibre vegetali!). Infine non coricarsi prima di 2-3 ore dopo i pasti, non assumere a letto una posizione supina e non tenere cinture o abiti stretti.
Non meno importante è la componente emotiva: ansia e tensione sono alla base di molti problemi di gastrite. Rallentare il ritmo di vita, crearsi degli spazi per rilassarsi, dormire le giuste ore di sonno possono essere fondamentali per risolvere il problema. 
Infine non ci dimentichiamo che il nostro corpo non mente mai: un reflusso o una gastrite rappresentano il segnale che qualcosa nella nostra vita non riesce ad essere digerito e ci provoca tensione. E' importante per guarire comprendere e ascoltare questi segnali.
I fiori di Bach possono aiutarci e sostenerci in questi passaggi emotivi.

di Silvia Gnudi (maggio 2011)
http://www.riequilibrio.org

lunedì 29 ottobre 2012

Ruolo delle Stem Cells sull'iperplasia

Sento molto spesso parlare nelle palestre di ipertrofia, crescita muscolare, aumenti di volume, simili e tutto quello che ne deriva.
Nel corso degli anni specie i maschietti da canotta, caffè e sigaretta post allenamento, hanno sempre più frequentemente chiesto ad istruttori e tecnici metodi semplici e folkloristici con l'intento di mettere su Kg di massa magra e ridurre contemporaneamente l'adipe. Per la serie "non voglio fare tanto basta che metto su un fisico proporzionato, simmetrico, voluminoso e ultra definito!".
Difficile. Molto !
Circa 25anni fa, alcuni ricercatori dettagliarono indagini sulla massa muscolare di body builder/powerlifter e scoprirono con stupore che le fibre dei primi erano paragonabili a quelle di un sedentario! In entrambi i gruppi le fibre erano maggiori per sezione trasversa mentre nei soli powerlifter erano molte di più!!!
Stiamo parlando di moltiplicazione cellulare(iperplasia) che all'epoca nell'uomo era una sorta di bestemmia accademica! Successivamente ,con lo sviluppo sulle cellule staminali (capaci di maturare e specializzarsi anche in età adulta) si confermò la possibilità di proliferazione di nuovo tessuto funzionale (non mi dilungo a parlare di mio tubuli, mioblasti e blabla dato che l'esame di biologia l'ho già fatto).
Ora , assodato che vogliamo produrre iperplasia (wow, sarà facile e indolore cari tipi da spiaggia) andiamo sul pratico e utilizziamo un gergo più familiare.
Innanzi tutto è essenziale una lacerazione delle fibre; le lesioni miofibrillari liberano IGF-1 locale essenziali per la maturazione dei mioblasti. L'utilizzo di un carico ottimale è essenziale affinché dette lacerazioni non siano "patologiche" per la muscolatura e inibiscano l'opportuno reinstallo!!! (per dirvela alla crudele).
Toccando brevemente l'aspetto metabolico, questo lo possiamo toccare con il lavoro alattacido (accettatelo per fede altrimenti studiate i fenomeni di artiglio acto-miosinici sulla'actina blabla nonché la glicolisi e tutto il resto). Importante risulta la dispersione di CK e la successiva infiammazione tissutale badate ben diversa da un infiammazione lattacida e connettivale.
Altra prerogativa importante è la dinamica del movimento e sembra che la modalità "esplosiva" sia determinante ma non solo: il reclutamento è mai trascurabile e a volte attaccare un muscolo o distretto sentendolo garantisce scariche delle varie unità motorie molto maggiori! Detto ciò si deduce che i lavori a cedimento, incontrollati, in superserie, piramidali egiziani e via dicendo, risultano poco adatti ai fini riproduttivi per le miofibrille e troverebbero miglior applicazione in soggetti che vogliono impegnarsi più in modo cardiovascolare (se si vuol trovare un pregio in dette attività).
Veniamo al recupero tra le serie, un aspetto pratico non trascurabile; in una parola: completo!!! Se vogliamo aumentare potenza oltre a non andare a cedimento il sistema PCr deve essere rigenerato completamente per disporre di almeno egual controllo motorio e forza; impegno che non viene consentito sotto i 3-4' di recupero! (lo so vi sembrano una vita ma è anche il motivo per cui voi non fate mai oltre tre set alla panca con la stessa potenza).
Credetemi ho visto e vedo fare dieci per non dire VENTI serie di alcuni fondamentali (tra cui lo stacco) a veri manzi da ghisa che non si sgonfiano al sole d'estate nemmeno dopo tre settimane di stop.
Quanti di voi dopo 4-6giorni di assenza dalla sala pesi non si ritrovano panciuti si ma con arti da ragnetto?!?
Azzardo; più la vostra attività in palestra non dà intensità in ogni singola ripetizione, più le vostre ripetizioni sono lunghe tra le serie, più i vostri movimenti non sono controllati anche in condizioni di difficoltà, più andate sul lattacido: più andrete in catabolismo, più non otterrete forza, potenza e masse funzionali!
Ma perché il lattacido non dà vantaggi nell'ipertrofia??? Prima che me lo chiediate..vi anticipo dicendo che il lattacido fornisce ipertrofia dato che quest'ultima è un aumento di volume intramuscolare ma attenzione non per forza miofibrillare; ed è proprio quella sensazione tanto lodata dagli aspiranti "flex" della palestra che riscontrano alla decima-dodicesima ripetizione (o anche 15 e ho visto 20!) quando contenti si guardano allo specchio convinti che qualcosa sta cambiando. Tuttavia non dimentichiamo di dire a questi poco (non per loro colpa) istruiti soggetti che il lattato è un prodotto di una glicolisi andata a male, certamente meno in forma di quella che porta a piruvato!
Altro mito da sfatare, l'acidità portata dall'aumento dello stesso acido lattico può aumentare il GH o addirittura si sente il testosterone! Abracadabra, adesso ci siamo! Fosse così facile, purtroppo ci vorrebbe un capitolo a parte per spiegare ciò, certo accenniamo che l'aumento di parametri endocrini non è così facile né attuabile con la singola seduta di allenamento, tantomeno con l'alimentazione ipoglicidica e iperproteica serale (altra fallaccia generazionale); si tratta di processi ben più calibrati e duraturi. Di fatti se fosse così facile non avremmo più culetti flaccidi e nanismo ipofisario..non vi pare?!
Forse vi avrò annoiato abbastanza e per questo chiudo con il processo fondamentale (che ovviamente non vi spiego nelle componenti anche perché Davide mi sfotterebbe con l'espressione " che balle, come sei accademico) che chiude e resintetizza le fibrette maltrattate. La maturazione delle stem cells impiega fino a 20 giorni per realizzarsi ed il turn over proteico dura anche 5-6 mesi! Si avete capito bene, pensate che una buona notte Bonomelli di sonno sia sufficiente, o che la vostra dieta sieroproteine post work out più pollo tribollito serale basti per compensare!?!? Ancora una volta NO!
Vi anticipo che lo sviluppo iperplasico ha comunque diverse fasi, tra cui la fase infiammatoria, silente e compensatoria che si evidenzia in questi periodi con riduzione della forza, dell'escursione articolare, della necessità di sonno, fame, astenia per poi ritorni nella norma di appetito, forza e aumento di massa totale.
Chiudo con una riflessione sul lattacido da pompaggio: innanzi tutto come prodotto della sofferenza è un segnale di pericolo per gli organismi viventi, spesso costringe in posture o movimenti affatto fisiologici, molto ripetuti e quindi usuranti; utilizzando glucosio costringe per richiesta metabolica a introdurre glicidi ma allo stesso tempo limita la richiesta calorica non ottimizzando i meccanismi di sintesi! Mi fermo ma non è tutto, anzi è pochino per quello che ci sarebbe da dire.
Ho cercato di essere breve e intenso come la acclamata BIIO di Tozzi , che tanto fa in mezz'ora di training vero?? Io continuo a studiare, del resto lo dico sempre, ho due lauree ma lo studio migliore lo faccio giorno per giorno in palestra pensando a tutto il resto e mi scuso se vi ho fatto rendere conto che i sacrifici da body builder americani finora fatti vi hanno fatto perdere tempo e fibre. Pazienza, il granito non si scioglie al sole!
 
estratto dai lavori di Giovanni Cianti
www.giovannicianti.org

mercoledì 17 ottobre 2012

ORTODONZIA INTERCETTIVA E PREVENZIONE DELLE DISFUNZIONI GNATOPOSTURALI

L’ortodonzia intercettiva ha il fine di riconoscere le disgnazie e/o malocclusioni dentali in soggetti nei primi 3‐5 anni di vita in modo da intervenire in maniera più tempestiva possibile al fine di evitare la loro progressione verso forme più gravi e complicate, nonché alla prevenzione delle problematiche secondarie che esse possono essere determinate quali le problematiche posturali discendenti.
Il trattamento intercettivo quindi avrà tanto più senso quanto più precocemente verrà diagnosticato il problema e pianificato l’iter terapeutico: solitamente si tratta di piccoli pazienti in dentizione decidua o mista, in fase cioè di “crescita attiva”.
Il potenziale di crescita è la materia prima più importante di cui dispone l’ortodontista poiché intervenendo prima che esse sia conclusa è possibile raggiungere condizioni anatomiche e funzionali tali da permettere ai successivi processi di sviluppo cranio‐facciale di continuare a svolgersi in maniera normale.
Per questi motivi l’obiettivo finale del trattamento non sempre è quello di giungere a una risoluzione completa del caso, ma a volte conseguire un risultato parziale è sufficiente a stabilire i presupposti per l’estrinsecarsi di una crescita armonica.




clicca per leggere l'articolo completo del dott. Roberto Facecchia





martedì 11 settembre 2012

MAL DI TESTA: E SE DIPENDESSE DAI DENTI?


Vi state chiedendo da cosa dipenda quel terribile mal di testa che vi attanaglia da giorni? 
Un male fastidioso, che rende più difficili anche le più normali attività quotidiane di lavoro, studio, sport, lavori di casa, insomma, la normale routine

Ebbene, spesso le cause di questo terribile fastidio, che è una patologia molto seria ed articolata, possono derivare anche da problemi ai denti.

Mal di testa , dolore cervicale, affaticamento dei muscoli di testa e collo. Queste sono alcune delle situazioni in cui i denti possono essere responsabili. Spesso le cause principali sono le malocclusioni, ovvero denti mal allineati, con morsi inversi (al contrario), o semplicemente le forze masticatorie che non riescono ad essere dissipate sull’asse dei denti ed i tessuti circostanti, ma si concentrano a livello dell’articolazione.

Anche le classiche otturazioni, se mal eseguite, o le protesi mal confezionate possono essere responsabili di malocclusioni scatenando circoli viziosi di masticazione, che spesso portano a problemi. Parafunzioni come bruxismo (digrignamento dei denti) e serramento possono causare questi sintomi. I pazienti con parafunzioni negli anni consumano le superfici masticatorie dei denti in maniera anomala e precoce. Questo causa una perdita di dimensione tra le due arcate.

Tali problematiche si possono far sentire anche sul menisco temporomandibolare, che gioca un ruolo importante nell’ammortizzare le superfici ossee dell’articolazione. Le patologie più comuni del menisco sono la sua perforazione ed il suo dislocamento che può produrre il classico rumore articolare vicino all’orecchio di scroscio (clik clak o sensazione di sabbia). A volte la lussazione è così grave che il paziente, durante grandi aperture della bocca, come ad esempio uno sbadiglio, può sperimentare la spiacevole situazione di restare a bocca aperta.

Ecco dunque che la causa di un “semplice” mal di testa può essere scoperta dal dentista, durante un controllo di routine. Che fare allora? Giocare d’anticipo, è questa la strategia giusta. Una visita dal proprio dentista di fiducia, oltre che una corretta regola per la propria igiene orale e per la salute della bocca, diventa anche un momento importante per il benessere del nostro corpo.



Fonte: Ufficio stampa Health Design 2008 dal sito http://www.dentisti-italia.it

lunedì 27 agosto 2012

Consigli posturali per la posizione al computer

Per avere una posizione seduta corretta bisogna mantenere il rachide ben allineato e le curve della colonna vertebrale devono conservare le fisiologiche ampiezze. 
In particolare il sacro deve essere avvicinato allo schienale e la lordosi lombale ben mantenuta.
Un cuscinetto di forma idonea, posizionato all'altezza del tratto lombale, consente il mantenimento della lordosi.
La testa è proiettata costantemente verso l'alto.

La scrivania dovrebbe essere di circa 70-80 cm e regolabile in rapporto all'altezza della persona e al lavoro svolto. 
Comunque deve permettere di poggiare comodamente i gomiti e avambracci formando, a spalle rilassate, un angolo di 90 gradi.
L'alloggiamento degli arti inferiori non deve essere inferiore a 60 gradi.

La sedia dovrebbe avere un piano con larghezza variabile che va dai 40 ai 50 cm, la profondità dai 38 ai 42 cm e l'altezza regolabile dai 38 ai 50 cm. 
L'imbottitura deve essere semi-rigida con spessore di 2 cm.
Lo schienale deve poter permettere una regolazione in altezza (tra i 20 e i 40 cm) ed inclinazione (tra 90 e 110 gradi) con  rigonfiamento lobale di 3-4 cm.
I braccio li devono essere sempre presenti e se possibile con regolazione in altezza in modo da far appoggiare comodamente i gomiti.
La sedia deve essere girevole, in modo da evitare dannose torsioni della colonna, e con rotelle antiscivolo.

La tastiera deve essere orientabile e dissociata dallo schermo per consentire all'operatore di assumere una posizione confortevole e tale da non provocare l'affaticamento delle braccia o delle mani. La tastiera deve avere una superficie opaca onde evitare i riflessi. La disposizione della tastiera e le caratteristiche dei tasti devono tendere ad agevolare l'uso della tastiera stessa. I simboli dei tasti devono presentare sufficiente contrasto ed essere leggibili dalla normale posizione di lavoro. 

Lo spazio davanti alla tastiera dev'essere sufficiente onde consentire, a chi lo desideri, un appoggio per le mani e gli avambracci. Si consiglia l'utilizzo di particolari tastiere, abitualmente definite "ergonomiche", che hanno una forma ad onda e a leggera piramide che garantisce un corretto allineamento del polso. E' necessario ricordare che l'uso del mouse prolungato oppure usato in una posizione dell'avambraccio e del polso scorretta può provocare l'insorgenza di patologie muscolo-tendinee a carico delle zone sopracitate.

Lo schermo deve essere preferibilmente posizionato a una distanza dall'operatore compresa tra i 35 cm. e i 60 cm. Il raggio visivo partente dall'occhio dell'operatore seduto, diretto verso il basso, in corrispondenza del punto centrale dello schermo, deve formare con l'orizzontale un angolo di 15°/20°. I caratteri sullo schermo devono avere una buona definizione e una forma chiara, una grandezza sufficiente e vi deve essere uno spazio adeguato tra caratteri e linee. L'immagine sullo schermo deve essere stabile; esente da sfarfallamento o da altre forme d'instabilità. La luminosità e il contrasto tra i caratteri e lo sfondo dello schermo devono essere facilmente regolabili da parte dell'operatore e facilmente adattabili alle condizioni ambientali. Lo schermo non deve avere riflessi e riverberi che possono causare disturbo all'operatore.

In complesso il sistema tavolo-sedia deve consentire all'operatore una postura corretta: devono essere mantenute le fisiologiche ampiezze delle curve della colonna, con spalle rilassate, muscolatura del collo senza tensione, angoli gomiti e ginocchia di circa 90°. Lo schermo deve essere collocato rispettando le modalità sopra esposte.

L'avambraccio e il polso devono rimanere in linea durante il lavoro alla tastiera. Affinché ciò avvenga è necessario che gli avambracci si trovino leggermente più in alto rispetto alla tastiera. Scegliere perciò l'altezza del tavolo dove viene collocata la tastiera e quella dei braccioli della sedia dove si appoggiano gli avambracci, in modo da realizzare le condizioni sopra enunciate. Nel caso in cui la sedia non sia munita di braccioli adatti, ovviare, sistemando sul tavolo, davanti alla tastiera, idonei rialzi (supporti morbidi) dove appoggiare gli avambracci.
Nel caso di una attività che comporta inserimento di dati o digitazione di testi, si consiglia di collocare il documento su di un leggio per avvicinarlo il più possibile al piano verticale, o quasi, del video. Inclinazione e distanza del portadocumenti devono essere uguali a quelle dello schermo in modo da evitare una continua messa a fuoco della vista.
Se lo sguardo è rivolto prevalentamente al testo da digitare e alla tastiera il foglio deve essere piazzato il più vicino possibile alla tastiera.





tratto da: www.lasalutedellaschiena.it



Di seguito vengono illustrati degli esercizi semplici da compiere per decontrarre la zona cervicale. 
Eseguire i movimenti lentamente inspirando nella fase di partenza ed espirando durante la fase di allungamento. 
Ripetere il movimento per almeno 8-10 volte per poi passare all'esercizio seguente. Ripetere la sequenza per 2-3 volte.











domenica 17 giugno 2012

LA PREVENZIONE DEGLI INFORTUNI CON METODI COMPLEMENTARI: SHIATSU E STRETCHING


 
 
INTRODUZIONE
L'allungamento muscolare riveste ormai un ruolo fondamentale in qualsiasi programma di allenamento, per atleti praticanti sport a livello amatoriale o agonistico.
Gli effetti prodotti dalla pratica assidua di questa metodica sono importanti sia dal punto di vista della prestazione fisica sia per l'esecuzione tecnica del gesto sportivo.
Allo stesso modo la tecnica di massaggio dello shiatsu, praticata fin dai tempi più antichi, ha degli ottimi riscontri da un punto di vista preventivo per i classici infortuni sportivi.
Toru Namikoshi [8-9] ha definito lo shiatsu come un "metodo atto a migliorare lo stato di salute attraverso l'eliminazione delle sostanze responsabili della fatica e la stimolazione delle capacità di recupero naturali, favorite dalla pressione digitale e manuale contro determinati punti della superficie del corpo".
La combinazione tra stretching e shiatsu vuole rappresentare un suggerimento alternativo ad un classico programma di prevenzione sportiva.
Le due metodiche complementari sono utilizzate per un miglioramento delle capacità di allungamento ed elasticità muscolo - tendinea.

SIGNIFICATO DELLO SHIATSU
La parola shiatsu letteralmente significa digito-pressione (shi = dito, tsu = pressione); con questo termine si indica un'antica forma di massaggio con origini in Giappone.
Questa si pratica fondamentalmente con la pressione dei pollici e comprende tecniche mediante le quali si determina la stimolazione di nervi, muscoli e articolazioni, tessuto connettivo e sistema circolatorio.
Nel corso dei secoli numerose sono state le tecniche shiatsu sviluppatesi: alcuni come Masunaga [7], integrarono la propria esperienza attraverso lo studio degli elementi base della medicina cinese; altri, come Namikoshi [8, 9], coniarono un metodo basato su nozioni scientifiche mediante la stimolazione del normale percorso dei nervi. Quest'ultimo è il metodo preso in considerazione nel nostro lavoro.
Studi neuro-fisiologici e biochimici recenti, hanno messo in evidenza la capacità, da parte dei fasci nervosi periferici e delle terminazioni sensitive, di influenzare i centri da cui dipendono, localizzati nel midollo spinale e nell'encefalo.
In altre parole, le diramazioni terminali del sistema nervoso non sono solo degli organi esecutori con conduzione centrifuga dell'impulso, ma anche centripeta.
Per cui i centri ipotalamici vengono stimolati alla produzione di sostanze chimiche con azione inibitoria sul dolore chiamate endorfine, con azione sia locale che generale.
È stato osservato che la stimolazione del sistema nervoso periferico mediante impulsi elettrici di bassissima intensità (con frequenza di 1-2 impulsi/sec) applicati alla pelle e/o al muscolo scheletrico produce una diminuzione di sensibilità al dolore aumentando la quantità di endorfine (Palombini, 1999).
Secondo lo steso autore la tecnica dello shiatsu, mediante le sue energiche e ritmiche pressioni, determina una stimolazione con effetti biochimici simili a quelli succitati; ciò spiega la sua notevole efficacia sul dolore e quindi sulla contrattura muscolare.

LO STRETCHING
Il corpo tende naturalmente ad irrigidirsi per difesa da un dolore. La rigidità crea una limitazione dei movimenti con conseguente riduzione della funzionalità delle strutture ossee, muscolari, articolari e nervose.
Molti allenatori per contrastare la perdita di mobilità (ovvero la capacità di esprimere un movimento con la massima escursione consentita dall'articolazione in questione), hanno inserito, come componente fondamentale del processo di allenamento, la pratica dell'allungamento muscolare.
Lo stretching è il modo più semplice ed efficace per contrastare la rigidità e la tensione muscolare.
Una buona mobilità articolare secondo Norris (1997), permette di ottenere diversi vantaggi:
- determina un "risparmio energetico" nell'effettuazione delle varie azioni motorie, riducendo la fatica in quanto agevola i movimenti dinamici
- migliora la coordinazione dei gesti, facilitando la relazione contrazione-decontrazione muscolare
- previene lesioni muscolo - tendinee consentendo il sostegno attivo delle articolazioni più soggette ad infortunio.
Molti studiosi hanno cercato di indicare il tempo ideale di mantenimento della postura in allungamento statico, variando da un minimo di 20-30'' (Anderson, 1994) fino ad un massimo di 20' suggeriti dalla scuola francese Mézièristica (Souchard, 1982).
Tuttavia si ritiene che, per motivi pratici e di tempo, la tecnica che si adatta meglio alla applicazione pratica dello shiatsu, sia quella classica di Anderson [1].

EFFETTI CUMULATIVI DI SHIATSU E STRETCHING
Da quanto enunciato, si può facilmente intuire come l'azione combinata delle due tecniche integra ed amplifica gli effetti di ciascuna di esse.
Secondo la nostra esperienza lo stretching deve essere preceduto da un trattamento shiatsu completo, intendendo con questo termine un massaggio che interessi ogni tratto del corpo, della durata di circa 30-40'.
La pressione shiatsu penetra in profondità e scioglie la rigidità muscolare; stimolando la circolazione migliora l'apporto di ossigeno (Namikoshi, 1997).
Lo stretching, allungando le fibre muscolari, normalizza il rapporto tensione/lunghezza tra catene sinergiche ed antagoniste (Massara, 1986); ripristina anche le capacità recettoriali del proprio schema corporeo (Scoppa, 1988).
Secondo Namikoshi, queste sono alcune regole fondamentali affinché la combinazione delle due tecniche sia efficace:
- eseguire lo stretching solo dopo che lo shiatsu esteso a tutto il corpo abbia eliminato o diminuito la rigidità muscolare
- sia l'una che l'altra tecnica vanno praticate con gradualità ed in sincronia col respiro: mai con forza
- prima di iniziare il trattamento bisogna provvedere ad espellere urina e feci
- non effettuare lo shiatsu in presenza di stati infiammatori, lesioni cutanee, ulcere e problemi viscerali nonché dopo i pasti.
A nostro parere, applicando la combinazione delle metodiche descritte ad un atleta evoluto sarà necessario inoltre:
- programmare il lavoro in relazione al macrociclo di allenamento nel quale ci troviamo
- differenziare le applicazioni in base alla disciplina sportiva praticata e al livello agonistico raggiunto.
Appare evidente come l'utilizzo di questi metodi complementari risulti di fondamentale importanza per un qualsiasi programma di allenamento sportivo.

CONCLUSIONE
La trattazione è indirizzata all'illustrazione di due metodi complementari per un strutturazione di un programma di prevenzione di infortuni per atleti.
I due metodi presi in considerazioni sono lo stretching, ormai parte integrante dei programmi di allenamento da numerosi anni, e l'antico massaggio shiatsu presentato come auto-digito-pressione dei punti suggeriti nel metodo Namikoshi.
La combinazione degli effetti delle due metodiche assume indubbiamente grande rilevanza in ambito preventivo.
Il testo vuole rappresentare un momento di riflessione ed un suggerimento per una integrazione alla classica programmazione di allenamento, nella quale la prevenzione riveste un ruolo di fondamentale importanza.


Riccardo Barigelli e Nicoletta Tafuro
Laurea in Scienze Motorie – Master in Metodologia dell'allenamento
Master in Scienza e tecnica dello sport e del Fitness
(Pubblicato nell'agosto del 2007 su www.asdsalus.wordpress.com)


BIBLIOGRAFIA
  1. Anderson B.: ESERCIZI MODERNI PER UNA PERFETTA FORMA FISICA E PER LA PRATICA DI TUTTI GLI SPORT - Arnoldo Mondatori Ed., 1994, Milano
  2. Biscotti G.N.: STRETCHING: UNA VISIONE CRITICA – Sport e Medicina 2, 2005, 17-19
  3. Cometti G., Ongaro L., Alberti G.: STRETCHING E PERFORMANCE SPORTIVA (parte prima) – Sds Scuola dello Sport, XXIII, 2004, 60-61, 47-59
  4. Cometti G., Ongaro L., Alberti G.: STRETCHING E PERFORMANCE SPORTIVA (parte seconda) – Sds Scuola dello Sport, XXIII, 2004, 62-63, 33-40
  5. Cometti G., Ongaro L., Alberti G.: RISCALDAMENTO E PRESTAZIONE SPORTIVA – Sds Scuola dello Sport, XXIV, 2005, 64, 17-27
  6. Massara G.: ALTERAZIONI MORFOLOGICHE DELL'ETÀ EVOLUTIVA - Chinesiologia Scientifica n.4, 1986, Firenze
  7. Masunaga S., Ohashi W.: ZEN SHIATSU – la terapia shiatsu secondo i principi dello zen - Ed. Mediterranee, 2001, Roma
  8. Namikoshi T.: SHIATSU + STRETCHING – tecniche ed esercizi per migliorare forma e salute - Ed. Mediterranee, 1997, Roma
  9. Namikoshi T.: TERAPIA SHIATSU – teoria e pratica - Ed. Mediterranee, 2000, Roma
  10. Norris C.M.: FLESSIBILITÀ, GUIDA PRATICA ALLO STRETCHING - Ed Mediterranee, 1997, Roma
  11. Palombini R.,Palombini F.: TECNICA PRATICA DELLO SHIATSU - Società Stampa Sportiva, 1999, Roma
  12. Scoppa F.: ALLUNGAMENTO MUSCOLARE PROPRIOCETTIVO, LA NOZIONE DI POSTURA ATTIVA - Chinesiologia Scientifica n.2, 1988, Firenze
  13. Souchard Ph. E.: GINNASTICA POSTURALE E TECNICA MEZIERES - Marrapese Editore, 1982, Roma

lunedì 11 giugno 2012

RIEDUCAZIONE POSTURALE E TERAPIA SHIATSU, INTEGRAZIONE POSSIBILE

Le motivazioni che mi hanno indotto a scrivere questo breve articolo sulla possibilità di integrare due metodiche che presentano caratteristiche idonee a trarne un'alleanza efficace, sono principalmente legate alla necessità, sentita tanto dai pazienti quanto dai terapisti, di adottare trattamenti personalizzati ed efficaci, che non trascurino gli elementi somatici e psichici che si fondono nell'unità "Uomo". Molti autori hanno già affrontato l'argomento, ma ritengo comunque utili ulteriori riflessioni in materia al fine di rendere il momento terapeutico sempre più ricco in contenuti che soddisfino la domanda di "Cura".

Chi, come me, si è fatto una lunga esperienza (più di tre lustri) nella riabilitazione applicata in campo ortopedico, neurologico, cardiologico e pneumologico, sa che i supporti tecnologici disponibili sono tanti e molto validi (come le più recenti e sofisticate forme di elettroterapia, i soft-laser, le apparecchiature isocinetiche, l'ipertermia etc.), eppure la ricchezza di sfumature, e quindi di capacità di adattamento alle necessità della terapia, di cui possiamo disporre come agendo direttamente con il contatto manuale e con quello impalpabile ma altrettanto essenziale appartenente al piano relazionale, è incomparabilmente più vasta.

Come terapisti sappiamo quanto sia importante l'effetto della "manu terapeutica" (senza voler usurpare quella "medica") sui nostri pazienti. E' nostra quotidiana esperienza la constatazione dell'apprezzamento di chi si affida a noi per un rapporto che si fonda sulla professionalità e sulla capacità tecnica, ma anche sulla fiducia ed il senso di sicurezza che sa infondere il terapeuta. Tra le tecniche, di validità provata, che privilegiano un rapporto che tiene conto di questi fattori troviamo la Terapia Posturale e la Terapia Shiatsu.

Sarà bene, a questo punto, riassumere brevemente per i lettori non esperti in questi campi specifici i fondamenti delle due metodiche:

- La terapia posturale

Si basa sui principi elaborati, dopo felici intuizioni, dalla terapista Francoise Mézières ed affinati nel corso degli anni da altri colleghi. Si può, in estrema sintesi, affermare che con questa metodologia si mira a ricondurre verso la "Forma Ideale" (il cosiddetto Biotipo di Riferimento) soggetti i quali, assumendo atteggiamenti corporei che se ne allontanano, soffrono di disturbi prevalentemente ortopedici. In relazione alla constatazione che il nostro atteggiamento somatico (o postura) è mantenuto dall'apparato muscolare che spesso è sede di contratture e retrazioni conseguenti a patologie, a traumi, oppure a cause psichiche come stress ed ansia, un intervento che miri a recuperare l'elasticità dei muscoli e quindi la postura ideale è decisamente auspicabile.

Per questo genere di disturbo è ormai cosa nota che la semplice terapia antalgica (farmacologica o fisiatrica) non è sufficiente a risolvere il quadro clinico, se non per brevi periodi e spesso al prezzo di notevoli effetti collaterali; bisogna quindi adottare una terapia che agisca contro le cause dei disturbi prima ancora che contro i sintomi. La rieducazione posturale risponde egregiamente a questi requisiti fornendo al paziente sia un intervento mirato alla risoluzione dei dismorfismi indotti da un'alterata distribuzione delle forze muscolari sia una migliore coscienza del "sé corporeo", aspetto, quest'ultimo, tanto importante quanto ignorato in altri tipi di cura. 

La R.M. si avvale principalmente dell'Esercizio Isometrico in Massimo Allungamento dei muscoli retratti e di posizionamenti correttivi, tutto ciò dopo un accuratissimo esame obiettivo di struttura ed atteggiamento corporeo del paziente e dopo la raccolta delle anamnesi remota e patologica. 

Accade, però, che alcuni pazienti siano inizialmente in uno stato di contrattura (distrettuale o generalizzata) tale da rallentare il lavoro delle prime sedute. In queste situazioni è bene tener conto dei sintomi ed attuare una terapia (scevra da effetti collaterali) in grado di dare sollievo al paziente, abbreviando conseguentemente i tempi di recupero.

Una forma di cura che mi sembra rispondere a criteri olistici, ai quali la R.M. s'ispira è la: 

-Terapia Shiatsu

Essa può risultare assai utile nei soggetti i quali hanno difficoltà a raggiungere il minimo grado di rilassamento (muscolare e psichico) che l'esecuzione degli esercizi posturali richiede. E' possibile quindi ricorrere allo Shiatsu per indurre rapidamente uno stato di rilassamento e benessere atto a favorire il lavoro attivo che sarà richiesto.

Anche in questo caso è bene fornire qualche accenno alle basi su cui questa terapia si fonda ed alla tecnica esecutiva.

Va detto innanzi tutto che lo shiatsu è parte integrante della Medicina Manuale giapponese e che da questa è stato fatto proprio nel corso dei secoli al termine di una, per così dire, migrazione culturale delle conoscenze terapeutiche indiane e cinesi. Esso ha molte analogie con l'agopuntura (della quale usa 660 punti di trattamento su tutto il corpo), pur essendo non invasivo e basandosi principalmente su pressioni digitali ed altre manovre pressorie o vibratorie, tutte comunque delicate, gradevoli e molto rilassanti. Gli effetti di riduzione del dolore e delle contratture muscolari sono legati alla produzione di endorfine e ad effetti positivi sul microcircolo prodotti dalle manovre manuali. Si ottiene anche una riduzione delle tensioni emotive (con particolare riguardo a quelle dovute a stress) grazie alle suddette manovre ed alla situazione legata all'ambiente terapeutico, che deve essere estremamente accogliente e rilassante, oltre che al fondamentale sentimento di fiducia che il paziente deve avere nel suo terapista. 

Millenni d'uso di questa tecnica semplice, ma di non facile esecuzione, ne hanno dimostrato la validità nei casi che ne trovano indicazione.

Riguardo alle indicazioni, non sarà mai ribadito a sufficienza che a qualunque diagnosi (medica od emessa dal fisioterapista, quando di sua competenza) deve far seguito la disamina dei trattamenti che trovano indicazione nel caso specifico e che risultano più efficaci 
  1. per rapidità di raggiungimento dei risultati 
  2. per la durata nel tempo degli stessi 
  3. per la ridotta presenza, meglio ancora l'assenza, di effetti collaterali.
Una volta certo della diagnosi e delle indicazioni a questi trattamenti, il terapista potrà applicare le suddette tecniche le quali, grazie all'effetto sinergico che viene esplicato, potranno rappresentare una valida cura per molti pazienti. 

*N.d.A. Pensate alla ricchezza della parola "cura" ( partecipazione, interesse ai problemi del malato, insieme attenzioni volte a ridurne la sofferenza, infine)
tratto da http://www.aifimm.it
autore: 
Massimo Musco
D.U. conseguito presso l'Università "La Sapienza di Roma" 
Specializzato in Riabilitazione Respiratoria , Ginnastica di Rieducazione Posturale, Terapia Shiatsu, RM Metodo Mézières

SHIATSU E SPORT

Quando un atleta affronta una gara, non soltanto gareggia con tutto il suo corpo, ma partecipa anche con il suo spirito, con le sue motivazioni, con la sua voglia di divertirsi e di vincere. Nello sport il “Ben-Essere”, ossia lo stare bene con se stessi, si raggiunge quando la partecipazione a un’attività agonistica, o semplicemente sportiva, è globale e coinvolge armoniosamente sia il fisico sia lo spirito.Tutti gli allenatori sanno che il livello di prestazione si migliora non solo ponendo attenzione a tecnica, tattica, preparazione fisica e alimentazione, ma anche ai periodi di alternanza sonno — veglia, alla qualità di utilizzo del tempo libero, all’attività sessuale, alle amicizie e anche a ciò che si pensa e a come lo si pensa.Un allenatore, perciò, nel programmare gli allenamenti, deve tenere presente tutti i componenti della qualità della vita, perché tutte entrano in gioco e contribuiscono a modellare il comportamento finale che un atleta esprime nella prestazione agonistica. Tuttavia, risulta difficile prendere in considerazione tutte queste variabili (soprattutto quelle emotive e psicologiche) in quanto, in alcuni casi, è l’atleta stesso a non essere cosciente che “emozioni bloccate o problemi della giornata” possano influire sul proprio fisico e di conseguenza sulla sua prestazione, sia in allenamento che in gara.Un’arte come lo Shiatsu che ha come scopo principale l’armonizzazione di “corpo - mente — spirito” di una persona, può rappresentare un valido supporto psico - fisico per gli sportivi. Riequilibrando l’energia corporea dei singoli atleti, i trattamenti Shiatsu permettono di agire positivamente su “fattori chiave” influenzanti la prestazione sportiva come lo stato di salute, i valori fisici e psichici e l’efficienza tecnico tattica dell’organismo.  
LO STATO DI SALUTE 
Per uno sportivo, soprattutto a livello agonistico, è necessario mantenere e preservare uno stato di salute tale da non compromettere il lavoro svolto durante la fase di preparazione alla gara. Da un lato una buona condizione fisica generale consente all’atleta di aumentare il suo rendimento sia in allenamento che in competizione; dall’altro, al fine di raggiungere gli obiettivi prefissati e programmati, è inevitabile che ogni sportivo presenti un buon stato di salute di base.Attraverso la stimolazione dei processi di autoguarigione dell’individuo, lo Shiatsu rappresenta un ottimo sostegno nella prevenzione e nella cura di malattie e infortuni nei quali può incorrere un atleta.I trattamenti Shiatsu, praticati effettuando pressioni su punti o zone della cute ritenuti in carenza o in eccesso di energia da parte dell’operatore, permettono il raggiungimento di un equilibrio psicofisico necessario al mantenimento di uno stato di salute adeguato alle differenti attività sportive.  
VALORI FISICI 
La Scioltezza articolare Molteplici sono gli effetti che i trattamenti Shiatsu hanno sul corpo, muscolarmente potente, di atleti di alto livello: maggior scioltezza articolare, più forza elastica e di conseguenza un aumento della potenza nei colpi. Le pressioni lunghe e prolungate tipiche dello Shiatsu vanno a lavorare in profondità sul tessuto ed incidono sugli strati più profondi del sistema muscolare. Tali pressioni liberano le tensioni e permettono, con un lavoro mirato di stretching, di ottenere un sistema muscolare più elastico e resistente allo stress agonistico. Ne risulta quindi che gli atleti che praticano sport come la pallavolo, il tennis, la pallanuoto, ecc... in cui l’ampiezza articolare dipende strettamente dal grado di scioltezza articolare, ottengono un aumento nella potenza impressa ai colpi. Inoltre, attraverso il rilassamento di muscoli ipertonici (in conseguenza a traumi fisici o emotivi), le applicazioni Shiatsu pervengono ad un aumento della mobilità e dell’elasticità muscolare dell’atleta che incidono significativamente sulla diminuzione degli infortuni.Differenti, invece, sono gli effetti dello Shiatsu sulla forza esplosiva la quale è più legata alle caratteristiche fisiche muscolari dell’atleta e al tipo di allenamento sul potenziamento della fascia muscolare proposto dall’allenatore. In questo caso, lo Shiatsu risulta avere un’influenza minore in quanto esso lavora più sul rilassamento muscolare che sul potenziamento. 
La Postura 
Per postura s’intende posizione reciproca delle varie parti del corpo in stazione eretta, facendo implicitamente riferimento all’attività muscolare necessaria per mantenere tale stato. In un normale stato di postura l’attività muscolare è ridotta al minimo e non interferisce negativamente con le normali funzioni degli altri apparati e sistemi, anzi vi contribuisce. Nel mantenere la postura i muscoli delle diverse regioni corporee lavorano coordinatamente opponendosi alla forza di gravità (ecco perché non si può dormire in piedi) e bilanciandosi a vicenda. Quando la posizione assunta dal corpo, in piedi o seduti, non è corretta, i muscoli sono costretti ad uno sforzo maggiore e causano affaticamento. In effetti, essendo numerose le parti del corpo che si devono riequilibrare tra di loro, basta che una di esse sia in tensione per provocare uno sbilanciamento del baricentro del corpo. Per evitare la caduta, i muscoli dovranno supplire a questa tensione con altre contrazioni che la contrastino. E’ sufficiente che la testa sia spostata di qualche millimetro che, per reazione, entrano in gioco una serie di contrazioni muscolari (dal capo fino ai piedi) per compensare questo squilibrio. Il problema è che la maggior parte degli atleti è incapace di dire se tiene una spalla più alta dell’altra, quale è l’espressione del proprio viso o se la tensione dei muscoli lunghi del dorso è simmetrica sui due lai della colonna, di conseguenza se assume posture errate non si rende conto di quanta energia sprechi nel corso della giornata. Inoltre le posture suddette, a lungo andare, potrebbero peggiorare i difetti della statica, condizionando lo scheletro fino a modificarne la struttura.Per ritrovare naturalmente una posizione corretta, occorre prendere coscienza di tutte le contrazioni eccessive che irrigidiscono i muscoli inutilmente e, man mano che riusciamo ad eliminarle, ritroveremo nei nostri movimenti la grazia e l’instancabilità tipica dell’età infantile. In questo contesto, lo Shiatsu opera su due livelli fondamentali:- i trattamenti inducono nel corpo del ricevente un profondo stato di rilassamento che agevola la consapevolezza delle contrazioni da parte dell’individuo;- l’operatore, attraverso la tecnica delle due mani separate, agisce sui punti del corpo che presentano un eccesso d’energia al fine di distribuirla equamente alle altre parti che ne sono carenti. L’attenzione della persona sarà rivolta alla percezione delle proprie contrazioni. Rendendo consapevole il processo di rilascio delle tensioni, viene data la possibilità al corpo di correggere il suo squilibrio e di aggiustarsi naturalmente. Man mano che si sviluppa la coscienza della postura, si può operare per riportare il corpo in un rapporto armonioso con se stesso e con la gravità 
La Fascia 
Il 60% della massa corporea è costituito dal sistema muscolo — scheletrico. C'è una continuità strutturale e funzionale fra i tessuti, duri e molli, che costituiscono la componente meccanica della macchina umana. Bisogna scoraggiare la tendenza a considerare una lesione locale isolata dal resto e accrescere la consapevolezza sulla natura interdipendente di questo raggruppamento di tessuti. Il sistema muscolo — scheletrico è composto di muscoli, legamenti, tendini, ossa e fascia (tessuto connettivo) ed è il principale consumatore dell’energia corporea. Tessuto connettivo formato da una sostanza “granulosa” simile a gel con una base fibrosa, la fascia possiede flessibilità e allo stesso tempo grande forza. Essa si trova fra ogni strato della muscolatura, attorno ad ogni organo e in ogni cavità corporea. Avvolge il midollo, il cervello ed ogni osso e si trova persino negli spazi intercellulari. La fascia esiste sotto forma di tessuto continuo in tutti gli strati del corpo. Questo significa che un’anomalia della fascia in un punto del corpo può avere un effetto negativo su qualsiasi altra area.La fascia, quindi, influenza in modo importante la postura e la funzione di ogni organo ed ogni sistema del corpo. Nello Shiatsu la ripetizione ritmica di compressioni profonde dei tessuti produce un effetto di stiramento — rilasciamento dei tessuti connettivi e delle fasce: questo permette di regolarizzare le tensioni meccaniche, alle quali la struttura altamente specializzata dell’atleta è sottoposta. Ricerche effettuate in Cina hanno indicato che il flusso dell’energia attraverso il meridiano viene condotto nel corpo tramite la fascia, inoltre, studi scientifici sulle basi neurofisiologiche dell’agopuntura dimostrano come la stimolazione meccanica dei punti di agopuntura produca, anche attraverso la sola pressione, importanti stimolazioni dei centri nervosi superiori, a livello della sostanza reticolare, del talamo, dell’ipotalamo e addirittura di molti nuclei sottocorticali. A questo meccanismo vanno probabilmente attribuiti i numerosi e talvolta vistosi effetti di regolazione neurovegetativa che si ottengono con la Shiatsuterapia.Ogni volta che si applica una pressione su di un punto dell’agopuntura (tsubo) o allunghiamo un braccio o una gamba, influenziamo direttamente la fascia. 
VALORI PSICHICI 
Corpo e mente non sono due mondi separati, ma sono due parti, in continua influenza reciproca, di un tutt’uno: l’uomo, nella sua unità somato — psichica. In ambito medico è ormai largamente condivisa l’idea che il benessere fisico abbia una sua influenza su sentimenti ed emozioni e che a loro volta questi ultimi abbiano una certa ripercussione sul corpo (PNEI).Le emozioni e gli stati psichici , pur non organizzandosi in vere e proprie malattie, si esprimono attraverso il corpo, coinvolgono il sistema nervoso autonomo e forniscono una risposta vegetativa a situazioni di disagio psichico o di stress.Quando un individuo sente di essere in pericolo, vero o immaginario, tutto l’organismo ne è coinvolto e per proteggersi dal pericolo attiva il meccanismo omeostatico. Un quadro di stress cronico in tutto l’organismo produrrà a lungo andare contrazioni muscolari che a loro volta, se prolungate, avranno serie conseguenze, ad esempio sul sistema cardiovascolare. Persino una semplice contrazione muscolare del braccio, se prolungata, farà alzare la pressione del sangue da 10 mm. a 20 mm Hg. Tutte le alterazioni emozionali si rispecchiano in altrettante alterazioni muscolari. Atteggiamenti emozionali, come la rabbia o la paura, e stati d’animo, come l’eccitamento o la depressione, producono atteggiamenti muscolari caratteristici. La somatizzazione di un’emozione o di uno stato psicologico generalmente ha una durata di tempo limitata, cessa con il cessare dell’elemento scatenante e non presuppone una lesione d’organo. Se tale somatizzazione permane al cessare dell’elemento scatenante determina un uso costante e non necessario di energia che con il tempo viene sottratta alle funzioni vitali del corpo.Per avere una buona performance sportiva è fondamentale che l’apparato muscolo — scheletrico — psichico dell’atleta siano in equilibrio e al massimo dell’efficienza, al fine di poter attingere (soprattutto al momento della gara) a tutte le risorse energetiche a disposizione. Un operatore Shiatsu, soprattutto attraverso il metodo di Masunaga (meridiani come funzioni vitali a cui associare differenti stati psichici), sa benissimo che, nel momento in cui porta la pressione in una determinato zona corporea, il punto energetico non è solo legato ai muscoli sottostanti ma fa riferimento ad una condizione psicologica particolare e di conseguenza ad un’emozione ben precisa: il riequilibrio avviene sia a livello fisico che psichico.I trattamenti Shiatsu permettono di ridurre il livello d’ansia e le paure pre - gara dell’atleta consentendogli un maggiore controllo psicofisico dei suoi mezzi durante competizione. Si potranno così evitare livelli di elevata tensione, principali cause di dispendi irregolari di energie (tali da causare stati depressivi) e di diminuzione del grado di concentrazione dello sportivo. Inoltre, lo Shiatsu, consentendo un più veloce recupero psicofisico in fase post - gara, permette di controllare e quindi diminuire i momenti depressivi conseguenti ad un insuccesso e quelli di sproporzionata euforia in caso di vittoria, stati psichici che, se protratti possono nuocere progressivamente al rendimento individuale dell’atleta (soprattutto per atleti che sono sottoposti ad impegni ravvicinati). 1.3.1. La ConcentrazioneStato mentale in cui la mente usa la maggior parte delle sue abilita’ nell’assolvere un compito determinato, il livello di concentrazione è un fattore determinante in uno sportivo in quanto permette di effettuare rapidamente scelte tattiche appropriate. Quando la mente è concentrata su qualcosa, gli altri stimoli vengono ignorati in proporzione all’intensità della concentrazione stessa tanto che emozioni troppo intense e dolori muscolari possono distogliere o monopolizzare l’attenzione dell’atleta sottraendola alla concentrazione necessaria per lo svolgimento della gara e alle capacita’ tattiche.L’obiettivo complessivo dell’atleta, soprattutto in campo agonistico, è di realizzare la prestazione in modo ottimale (nel breve, medio e lungo periodo), attraverso un’organizzazione di un piano di impiego delle sue risorse, tecniche ed energetiche, in funzione dell’ambiente e dell’avversario.Sia in discipline sportive individuali che di squadra, la scelta tattica può risultare fluttuante e complessa: numerose decisioni devono essere prese in lassi di tempo ridotti ed é quindi necessario che il livello di concentrazione dell’atleta rimanga elevato. Dopo un trattamento Shiatsu l’atleta, anche a distanza di ore, si sente più leggero, maggiormente equilibrato e prova un piacevole senso di calma, condizione che gli permette di essere più lucido mentalmente e di concentrare tutta l’attenzione allo svolgimento della gara. Questo, inoltre, permette all’atleta di evitare tutti quegli infortuni o incidenti dovuti a disattenzione. 



Per rilevare come il trattamento Shiatsu agisce sui fattori chiave caratterizzanti la prestazione sportiva, è interessante considerare e analizzare le risposte date dagli atleti alla domanda n. 13 “In seguito ai trattamenti...”. 
La quasi totalità degli atleti trattati ha riscontrato un netto miglioramento soprattutto nelle capacità di rilassamento e di concentrazione (rispettivamente 76,7 %, 80 %). Questi risultati incidono direttamente sulle performances sportive (aumentate nel 70,3% dei casi): una migliore capacità di rilassamento consente infatti sia di evitare un iper tono muscolare (in fase di preparazione alla gara) sia di recuperare più velocemente lo stress psicofisico seguente la competizione. Inoltre, un aspetto particolarmente positivo è dato dal fatto che l’elevato grado di concentrazione è stato riscontrato soprattutto da atleti praticanti discipline sportive di lunga durata (pallavolo, pallanuoto...), conferendogli una maggior costanza e linearità nel valutare la situazione tattica durante lo sforzo agonistico.Per quanto riguarda il grado di scioltezza, il 43% degli intervistati ha rilevato un miglioramento, mentre il 37,7 % non ha riscontrato variazioni significative. Atleti praticanti attività sportive come il calcio, la pallavolo, la pallacanestro e la pallanuoto, hanno riscontrato che la maggior scioltezza acquisita si è concretizzata in un aumento delle performances sportive (maggior potenza nei colpi) e soprattutto in una diminuzione di traumi e infortuni muscolari (contratture, stiramenti, distorsioni) ai quali erano frequentemente soggetti. Gli intervistati che hanno rilevato un grado di scioltezza costante, sono coloro che hanno praticato in passato la ginnastica ritmica, artistica e la danza, attività sportive le quali necessitano di una scioltezza articolare di base assai elevata.I trattamenti hanno avuto risultati positivi anche per quanto riguarda il grado “d’ansietà” che è diminuito per il 63% dei soggetti e ne è rimasto invariato per il 37%. La maggior tranquillità e lucidità dovute alla diminuzione degli stati ansiosi, ha conferito agli atleti un elevato grado di concentrazione ed un maggior controllo dei propri mezzi psico - fisici, aumentandone la prestazione durante la gara. Tuttavia, l’ansietà è una caratteristica che si differenzia a seconda dell’individuo: atleti di per sé meno ansiosi non hanno riscontrato miglioramenti significativi in tale parametro, mentre soggetti apprensivi e agitati di natura ne hanno rilevato una netta diminuzione.Considerando il parametro “sopportazione al dolore”, le risposte degli atleti evidenziano un miglioramento nel 60% dei casi, e una situazione invariata per il 20% degli sportivi (il restante 20% non ha saputo rispondere). L’equilibrio delle ultime risposte è dovuto da due fattori: da un lato, la difficoltà nel saper valutare correttamente tale parametro da parte dei riceventi; dall’altro, è evidente che il numero e la frequenza dei trattamenti influisce positivamente nell’aumentare la soglia di sopportazione al dolore. Inoltre, è importante rilevare che anche durante lo svolgimento di una singola seduta, le pressioni da me attuate divenivano progressivamente più profonde e intense, esercitando con più facilità anche nelle zone particolarmente sensibili al dolore. Di conseguenza, perché un ciclo di trattamenti agisca significativamente sulla percezione del dolore da parte dell’atleta, sono necessarie un minimo di sei sedute effettuate a breve distanza l’una dall’altra.Occorre comunque distinguere tra soggetti praticanti attività agonistiche, che presentano una più elevata sopportazione al dolore in quanto più abituati a situazioni di sofferenza, ed atleti amatoriali, per i quali gli allenamenti sono mento intensi e stancanti: per influire sulla soglia del dolore è necessario un numero maggiore di sedute per i primi rispetto ai secondi. Il 60% degli intervistati ha inoltre affermato che i trattamenti Shiatsu hanno influito a migliorare la propria percezione corporea, agendo positivamente sulla postura degli stessi. Sebbene i riceventi fossero tutti atleti agonisti, essi presentavano delle carenze a livello di conoscenza personale del proprio corpo, elemento che si traduceva in una bassa percezione di atteggiamenti viziati, alcuni dei quali causati dalla stessa attività sportiva (spalle curve dei pallavolisti; l’appoggio del peso corporeo sempre sullo stesso lato, anche in momenti di riposo, per i tennisti; un atteggiamento di iperlordosi per le praticanti di aerobica, cifosi per cestisti e motociclisti…). Attraverso le pressioni e gli stiramenti, si riporta una corretta postura nella persona e l’effetto congiunto del rilassamento profondo — percezione corporea consente di fissare i cambiamenti. “ ...riesco ad avere le spalle più aperte”, “in condizioni di riposo riesco a percepire maggiormente il rilassamento dei muscoli”, “posizione più eretta del dorso”...., queste sono alcune delle testimonianze date dagli atleti che hanno riscontrato un effettivo cambiamento nella postura (40%). La quasi totalità degli atleti (28 su 30) sottoposti a trattamenti Shiatsu ha raggiunto un elevato grado di rilassamento profondo tale da indurre stati alterati di coscienza [1], rivelando che il ricevente non si trovi in una fase di sonno, nella quale si perderebbe coscienza di ciò che sta facendo l’operatore. Le immagini e le sensazioni emotive indicate dagli atleti confermano il raggiungimento dello stato alterato di coscienza. Due delle sensazioni riportate nel questionario rappresentano stadi successivi nella percezione dello stato di rilassamento: la prima sensazione, riscontrata dal 16,7% degli atleti, è un senso di pesantezza attraverso il quale si percepisce in tutto il corpo l’attrazione terrestre, come se la terra fosse una gigantesca calamita che lo attira; la seconda sensazione è quella in cui si il corpo diventa leggerissimo tanto da sentirsi galleggiare fuori di esso, è stata provata dal 33.3% degli sportivi. Escludendo queste due sensazioni, il 93.4 % degli intervistati ha visualizzato immagini o percepito sensazioni particolari come ad esempio: “Sono sott’acqua, come mi è capitato tante volte di finire durante una gara, ma stranamente respiro l’acqua come se fosse aria.”; oppure “Ho la sensazione di fluttuare in un liquido, il mio corpo gira su sé stesso. Non mi rendo più conto dove sia l’alto o il basso, non ho più punti di riferimento”; e ancora “Ho come la sensazione di ritornare nel grembo materno”.In ogni caso, lo Shiatsuka non è uno psicologo e non è suo compito l’analisi delle emozioni e delle visualizzazioni mentali avute dai soggetti, sebbene le loro risposte aiutino indirettamente l’operatore nel completare la sua diagnosi su ogni singolo individuo. 
CONCLUSIONI 
VANTAGGI E LIMITI DELLO SHIATSU NELLO SPORT 
Secondo le risposte date dai 30 atleti, sottoposti ai trattamenti, i principali vantaggi dello Shiatsu nello sport possono essere sintetizzati come segue: - Tutti gli atleti, indipendentemente dallo sport praticato (20% pallavolo e pallacanestro, 16.7% calcio, 13.3% tennis e aerobica, 10% motocross), riferiscono invariabilmente un effetto potente di defaticamento e la sensazione di avere a disposizione molta più energia del solito.- Lo Shiatsu aiuta a recuperare più facilmente le energie anche dopo gare estremamente dure: durante la seduta avviene infatti un cambiamento visibile dell’espressione e dello stato energetico anche perché l’atleta si rilassa, lascia uscire le tensioni, respira in modo lento e profondo e non pensa alla gara, ma solo al proprio corpo e alla propria energia. - Lo Shiatsu è utile all’atleta indipendentemente dalla disciplina sportiva da lui praticata. Questo perché i risultati delle stimolazioni hanno avuto sugli intervistati effetti diretti come un aumento del flusso respiratorio più ampio e profondo, un aumento del rendimento atletico con sensazioni di maggiore scioltezza, un aumento della concentrazione e una gradevole sensazione di rilassamento durante la pratica Shiatsu. Lo Shiatsu agisce congiuntamente sul corpo — mente — spirito dello sportivo, e non solo a livello fisico.- Gli sportivi, soprattutto quelli agonisti, hanno rivelato una bassa percezione corporea, sebbene il corpo costituisca la parte più curata negli allenamenti. Il trattamento Shiatsu potrebbe quindi rappresentare un valido supporto agli attuali esercizi di stretching in quanto consente di raggiungere un profondo stato di rilassamento e di percezione corporea.- Dalle risposte degli intervistati si è potuto inoltre evidenziare una difficoltà al rilassamento da parte degli atleti, limite che ostacola il raggiungimento di adeguato livello di concentrazione (sia prima che durante la gara). Tuttavia, tra gli atleti che provengono dalla ginnastica (artistica e ritmica) e dalla danza ho potuto riscontrare una maggiore propensione e facilità al rilassamento globale (fisico — psichico): i movimenti fluidi di tali discipline sono il risultato di un giusto equilibrio tra contrazione e rilassamento, mentre in altri sport si dà maggiore importanza alla prima a discapito del secondo. - La frequenza ed il numero dei trattamenti effettuati sugli sportivi influenza positivamente il rendimento e di conseguenza il risultato sportivo degli atleti stessi. Dalle schede d’intervista si può notare che coloro che hanno avuto difficoltà nel rispondere o hanno riportato dei risultati invariati, si sono avvicinati tardi allo Shiatsu e si sono sottoposti quindi a un minor numero di sedute. Con l’aumentare del numero dei trattamenti, sono gli atleti stessi a domandare una frequenza più elevata delle sedute, soprattutto in vicinanza delle competizioni.- L’intervento immediato del trattamento Shiatsu su piccoli traumi, contratture o distorsioni permette di non interrompere l’allenamento e di non vanificare, quindi, la preparazione atletica dello sportivo (questo è dovuto al fatto che le pressioni statiche dello Shiatsu non inducono e non accentuano stati infiammatori dei tessuti).- Con lo Shiatsu l’atleta riscopre la piena espressione delle proprie risorse vitali.Nonostante questi vantaggi, lo Shiatsu presenta alcuni limiti:- Di tempo: soprattutto per gli atleti non professionisti, è difficile ritagliare uno spazio di tempo adeguato al trattamento Shiatsu durante la giornata. Il lavoro, la vita familiare, gli allenamenti diminuiscono il tempo a disposizione che l’individuo può dedicare alla propria cura psicofisica (cosa che accade più facilmente in caso di malattia o traumi).- Di luogo: perché da un trattamento Shiatsu si possa ottenere il massimo del risultato (concentrazione, rilassamento, percezione...) è necessario che venga svolto in un luogo tranquillo e lontano da eventuali distrazioni per il ricevente. Può essere svolto anche nelle palestre purché esse presentino delle sale adeguate a tal fine.- Di professionalità: affinché lo Shiatsu sia messo in pratica in modo corretto, è necessario rivolgersi ad un professionista specializzato che si sia diplomato presso una delle scuole associate alla Federazione Nazionale Shiatsu. Questo può implicare che il costo dei singoli trattamenti (parcella di un professionista) influisca negativamente sulla scelta da parte degli atleti (soprattutto quelli non professionisti), inducendoli a ridurre progressivamente sia la frequenza che il numero totale delle sedute. 
TENDENZE E CONCLUSIONI 
Lo Shiatsu sta entrando sempre di più nel linguaggio comune della gente e non sono pochi i personaggi pubblici della politica, cultura, sport e spettacolo che dichiarino di ricevere Lo Shiatsu rappresenta una forma di comunicazione fisica ma anche energetica e meditativa che fa avvicinare gli individui alle leggi di natura che governano dentro di loro le proprie forze fisiche, energetiche e mentali, predisponendoli così ad avere una loro eventuale ricerca spirituale. L’attenzione dell’operatore verso il ricevente, la durata del trattamento, l’ascolto della risposta alla pressione, la ritmicità del trattamento, la ricerca del “qui ed ora pressorio”, ma soprattutto le caratteristiche fondamentali dello Shiatsu (la pressione perpendicolare e il mantenimento dell’azione pressoria), sono tutte particolarità assolutamente uniche che rendono questa disciplina un trattamento autonomo da qualsiasi forma di sostegno manuale. Da un punto di vista sociologico, per il rapporto non verbale che si instaura tra operatore e ricevente, è una rivoluzione rispetto al tradizionale massaggio e una vera e propria novità nel campo del rapporto tra le persone. Con lo Shiatsu l’obiettivo da centrare è quello di migliorare la performance, intesa come miglioramento globale della qualità di vita realtà oggettiva che permette ad ogni individuo di esprimere al massimo le proprie potenzialità e nel caso degli atleti di poter dare il meglio di sé stessi nel momento della competizione agonistica.  

di Roberta Boni
(Laureata in Scienze Motorie ed Operatrice Shiatsu)
http://www.nonsoloshiatsu.it

BIBLIOGRAFIA 
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