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martedì 14 settembre 2010

L’omeopatia, una terapia in grado di portare a guarigione il "malato" e non solo la malattia

L’omeopatia, una terapia in grado di portare a guarigione il "malato" e non solo la malattia

Scopo del presente articolo è far comprendere, a coloro che si avvicinano per la prima volta a questa scienza, cosa sia l’omeopatia e non un lavoro per contrastare o criticare la medicina tradizionale (cosiddetta Allopatica).
L’omeopatia non vuole, e non è mai stata, una scienza a parte ma un valido complemento, un ulteriore sforzo della Natura che attraverso il medico e la sua coscienza cerca di donare all’umanità affinché, ogni forma patologica trovi una valida risposta al raggiungimento della guarigione definitiva e non solo sintomatica.
Spesso, la medicina ufficiale rifiuta la terapia effettuata con farmaci omeopatici ritenendola non efficace perché priva di un fondamento scientifico, e sperimentale.
Tutto questo è falso, poiché il rimedio omeopatico viene sperimentato, prima di essere messo in commercio, sull’uomo sano e la sua riproducibilità è evidenziata e confermata da ben due secoli di studi e successi.
Tenevo a dire ciò prima di dare alcune spiegazioni su cosa sia l’omeopatia, perché vorrei far comprendere a coloro che rifiutano a priori tale Arte medica che l’omeopatia aiuta il malato a guarire e a percorrere la strada che lo porta dallo stato di malattia a quello di salute (assenza di sintomi).
E’ ovvio che anche l’omeopatia, come la medicina tradizionale, ha i suoi limiti ma, non per questo bisogna screditare la sua efficacia.
Lungi dal voler fare un discorso critico, ritengo utile informare il paziente che ad ogni male c’è un rimedio in natura, sta solo a noi uomini scoprire e utilizzare al meglio queste armi che la natura ci offre, quindi non soffochiamo con inutili ingiurie e invidie quella che è stata e sempre sarà l’Arte del guarire.

Ma veniamo a noi, cos’è l’omeopatia:
L ’omeopatia ha due secoli di vita ma ha già una lunga storia, una storia scandita da una serie di progressi che la "medicina dei simili" ha raggiunto nel diffondersi, con fervore missionario, in regioni ben lontane dalla sua terra d’origine: in India, negli Stati Uniti, in Francia, In Inghilterra, in Brasile, in Argentina, Messico, ecc.
Medicina nata 200 anni fa attraverso gli studi del suo fondatore Dott. S. Hahnemann, il quale traducendo testi di materia medica intuì il comportamento del chinino e formulò un’ipotesi che poi sperimentò su se stesso. La stessa sperimentazione fu fatta su altri volontari ottenendo sempre gli stessi risultati.
Quindi, poiché Hahnemann sperimentò il risultato delle sue osservazioni sull’uomo sano e non su delle cavie, si potrebbe dire che ci troviamo nel campo della sperimentazione scientifica vera e propria.
Hahnemann notò che il chinino usato come rimedio nei malati di malaria, provocava, nelle persone addette alla produzione della sostanza, gli stessi sintomi della malaria.
Nello stesso modo sperimentò altre sostanze ricavate sia dal mondo vegetale, ma non solo, ma anche dal regno animale (esempio Lachesis) e minerale (Sulphur).
Grazie a questi studi e alla sua geniale intuizione, poté, dopo svariati anni di studi, formulare il principio su cui poggia tutta la medicina omeopatica e cioè:
"il Principio di Similitudine", nel quale si afferma che "le malattie guariscono con i rimedi che provocano in un individuo sano i sintomi della malattia stessa", ciò sta a significare che la guarigione si ottiene somministrando al malato la sostanza che ha provocato nell’individuo sano gli stessi sintomi di malattia.
Spesso si sente dire che l’omeopatia è solo acqua perché non c’è, a livello ponderale, sostanza farmacologicamente attiva.
Questo è vero nel senso che non si somministrano dosi ponderali, come nella medicina tradizionale, ma ricordiamo che proprio le dosi ponderali portano effetti collaterali e controindicazioni mentre in omeopatia la sostanza non è presente in quantità fisiche ma lo è in termini di energia biologicamente attiva, cioè la materia di base viene diluita e dinamizzata fino ad ottenere delle dosi infinitesimali della sostanza medicamentosa privando la stessa di tutti gli effetti nocivi e indesiderabili.

Ma che cosa spinge ancora oggi l’interesse per questa "arte del guarire" che è nata in Germania con il Romanticismo?
Consideriamo i due versanti del quesito:
le ragioni del medico e le ragioni del paziente.
- Il primo, consapevole della crisi e delle contraddizioni che vive la moderna medicina "ufficiale" tenta nuove vie di certezza: di qui l’attuale riscoperta delle terapie orientali (agopuntura e tecniche taoiste di guarigione, shiatsu, yoga, ayurveda) che, lontane dalla concezione meccanicistica, propongono una visione organica (olistica) dell’essere umano. Pertanto il medico che abbraccia l’omeopatia vede il più delle volte in essa non tanto una nuova tecnica di guarigione quanto una nuova filosofia della vita che dà un rinnovato significato alla ricerca scientifica e alla funzione terapeutica. I dati statistici registrano che ogni anno sono 700 i medici che si iscrivono ai corsi post laurea di omeopatia (Corriere della Sera, 17 Gennaio 1992).
- Il paziente, parzialmente consapevole anch’egli delle contraddizioni della scienza, ma soprattutto desideroso di una vita più sana, meno soggiogata dallo stress, libera da quell’agitazione ansiosa che accompagna i gesti dell’uomo moderno, cerca nell’omeopatia un aiuto "Non Aggressivo", "Naturale", privo di effetti collaterali. Ciò è confermato da altri dati: in Italia ci sono circa 4 milioni di persone che fanno ricorso all’omeopatia e ogni anno questo numero sale del 15 % (Il Giorno, 15 Marzo 1992).
Differenza tra Omeopatia ed Allopatia
Per meglio far comprendere cos’è l’omeopatia mi sembra importante evidenziare la differenza tra omeopatia e allopatia nel loro meccanismo di azione verso la guarigione.
L’allopatia è un metodo terapeutico che per guarire utilizza sostanze che inducono effetti contrari alla natura della malattia, cioè sopprime i sintomi senza curare la malattia che scatena il sintomo stesso e non tiene conto dell’ammalato nella sua interezza, ma rende l’organismo un insieme di organi e apparati tutti distinti l’uno dall’altro.
L’omeopatia, invece, modifica il terreno dell’ammalato cioè, mette il paziente in condizione di guarire se stesso stimolando le sue difese naturali contro l’agente patogeno. In altri termini il rimedio omeopatico agisce come un catalizzatore, sostanza la cui presenza a dosi infinitesimali è essenziale per lo svolgimento di molte reazioni chimiche.
Questo non vuol dire che dobbiamo rifiutare un antibiotico perché dannoso, ma far si che il farmaco allopatico e quello omeopatico siano l’uno il complemento dell’altro.

Comprendere con il caso pratico
Ma facciamo alcuni esempi per meglio comprendere come agisce il rimedio omeopatico.
- La puntura d’ape provoca edema roseo con sensazione di prurito e bruciore locale, migliorata da applicazioni fredde. "Apis" il rimedio omeopatico preparato dalla triturazioneÿ dinamizzazione e diluizione, (fino a raggiungere la dose "infinitesimale") dell’intera ape, agisce non solo in caso di punture di insetto, ma anche in ogni forma di infiammazione acuta della pelle delle mucose e delle sierose (orticaria, mal di gola, artrite) caratterizzata da apparizione rapida, edema roseo, pruriginoso e bruciante, migliorata dal freddo.
- Una dose eccessiva di pepe di Caienne può infiammare le mucose digestive e urinarie; "Capsicum", il rimedio omeopatico che si ottiene dai frutti essiccati, agisce contro i bruciori dello stomaco e del colon, contro certe faringiti e certe otiti.
- L’avvelenamento da tabacco può portare nausea, vomito, vertigini, tachicardia, collasso; gli stessi sintomi vengono curati da "Tabacum" non solo in caso di tabagismo, ma anche in caso di mal di mare, angina pectoris, aortite.
Da questi esempi si può ben capire il significato, su cui poggia tutta l’omeopatia, della "Legge dei Simili", espressa in precedenza.
In poche parole, i sintomi che il rimedio riesce a cancellare sono gli stessi che esso provoca sull’individuo sano, cioè nella sperimentazione.
La Legge di guarigione
Per finire, voglio ricordare un’altÿa legge su cui si basa l’omeopatia e che riguarda soprattutto il paziente, il quale pur di ottenere tutto e subito non si rende conto che la soppressione dei sintomi con i farmaci, altro non è che una falsa guarigione. Invece, secondo l’omeopatia la guarigione non consiste nella repressione dei sintomi e quindi nella falsa guarigione, ma nella loro evoluzione. Da tutto ciò scaturisce la "Legge della Guarigione" di Hering, secondo la quale:
la guarigione deve procedere dal centro alla periferia e dall’alto in basso.
Questo vuol dire dall’alto in basso, dal dentro al fuori, cioè dagli organi più importanti a quelli meno importanti, dalla testa alle mani e ai piedi.
Ogni medico omeopata sa bene che i sintomi che spariscono secondo quest’ordine sono stati debellati in modo definitivo.
Questo principio è conforme all’evoluzione stessa delle malattie croniche, che evolvono dalla periferia al centro, nel senso che compaiono dapprima in superficie e successivamente si spostano all’interno dell’organismo, interessando gli organi più nobili.
La guarigione deve dunque possedere una direzione centrifuga e l’omeopatia permetterà tutto ciò.
Vorrei finire dicendo che per poter sconfiggere la malattia bisogna curare il malato nella sua globalità e per far questo c’è bisogno di uno sforzo comune e non di continue disquisizioni su quale delle forme terapeutiche sia più valida, entrambe hanno i loro limiti, ma anche i loro benefici, sta solo a noi fare in modo di utilizzare al meglio l’una o l’altra terapia dove necessario, perché il benessere del malato è il nostro obiettivo di vita.

dal sito  www.konogea.it

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